Da Renzi gravissimo errore di valutazione, necessaria maggiore vigilanza
Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, commette un gravissimo errore di valutazione quando afferma che le dimissioni del ministro Guidi siano dipese unicamente dalla ‘inopportunità’ di una telefonata.
È del tutto evidente che in questa vicenda ciò che rileva è che un ministro della Repubblica abbia presentato un emendamento il cui contenuto era legato all’attività imprenditoriale del proprio compagno.
Per di più, la norma è stata inserita in un maxi-emendamento sul quale il governo Renzi ha posto la questione di fiducia. Sono queste le ragioni per cui le immediate dimissioni del ministro erano da considerare assolutamente inevitabili, e non certo una concessione o un segnale di decoro istituzionale.
A questo proposito, con riferimento all’improvvido paragone con chi lo ha preceduto, le parole di Renzi contengono un indubbio elemento di verità: i tempi sono cambiati. Ad esempio, una differenza evidente tra il governo Renzi e quello che lo ha preceduto sta nel fatto che mai un componente dell’esecutivo presieduto da Enrico Letta ha favorito o determinato l’approvazione di una norma connessa a un interesse proprio o di propri familiari o congiunti. In effetti non si tratta di una differenza da poco.
Mi auguro che il presidente del consiglio e la ministra Boschi colgano da questo episodio la necessità di agire con umiltà e rigore per assicurare una maggiore vigilanza circa conflitti di interessi di questa natura