Letta pone questioni serie, da vertici PD solito registro propagandistico

Letta pone questioni serie, da vertici PD solito registro propagandistico

Enrico Letta, in una intervista rilasciata ieri al Corriere della Sera, ha rivolto un invito al governo e al PD alla verità e alla responsabilità. L’Italia non cresce (+0,1% nell’ultimo trimestre e occupazione praticamente ferma, al netto degli incentivi fiscali). Ad aumentare è, semmai, il divario con l’Europa in termini di PIL e lavoro: in calo dal 2011, dal 2014 è in deciso aumento, come dimostra un recente studio di un istituto di ricerca indipendente. Sullo sfondo un’Europa che sui migranti, complice anche la debolezza della posizione italiana, arriva a malapena a compromessi al ribasso.

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Quanto al PD, è lampante il rischio di una frattura insanabile, con molti esponenti vicini alla segreteria che rivendicano il merito di poter “neutralizzare” le opinioni di un significativo numero di parlamentari democratici grazie all’apporto del corrotto (a detta del Tribunale di Roma che lo ha condannato) Denis Verdini e dei suoi alleati cosentiniani, notoriamente vicini al clan dei casalesi. Personaggi che – per ristabilire la verità dei fatti che non tutti sembrano avere chiara – dopo essere stati estromessi dalla maggioranza di governo da Letta, sono stati recentemente riaccolti col tappeto rosso a farne parte.
Di fronte a queste evidenze, e a un invito – rivolto con molto garbo da Letta – a ragionare insieme su di esse, ci saremmo potuti attendere l’apertura di un confronto serio sui problemi dell’Italia, dell’Europa e del PD. Perché siamo tutti dalla stessa parte, quella del rilancio del nostro Paese e del rafforzamento del Partito che, insieme a milioni di italiani, abbiamo contribuito a fondare.

Al contrario, le reazioni di ieri e le cronache di oggi – per tutte il “bollettino Meli” pubblicato dal Corriere – mostrano, da parte del presidente del Consiglio e di alcune tra le persone a lui più vicine, come Maria Elena Boschi e Debora Serracchiani, l’abituale sprezzante minimizzazione dei problemi o, peggio ancora, la ormai stucchevole overdose di numeri da propaganda.

 

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Nessuna volontà di affrontare la questione centrale, vale a dire la perdita di credibilità e la marginalità del governo italiano nelle dinamiche europee. Del resto, pretendere che il secondo Paese più indebitato al mondo possa violare impunemente le regole – scritte nel nostro interesse – sulla disciplina di bilancio, e che una misura ridicola come la paghetta di 500 euro ai 18enni venga considerata tra le azioni di contrasto al terrorismo, non produce soltanto un inutile aumento del fardello a carico delle generazioni future (attuali 18enni compresi), ma riporta la considerazione della credibilità dell’Italia indietro di diversi anni.

Nessuna minaccia più o meno velata, e nessun “fastidio del premier”, possono nascondere questo dato di fatto, e la necessità di affrontarlo con serietà e rigore, nell’interesse dell’Italia e del Partito Democratico.