Meloni (PD): “Un PD unito per vincere alle regionali”
Da L’Unione Sarda del 07.01.2023
In vista delle primarie del partito parla Marco Meloni, senatore sostenitore di Bonaccini.
Il congresso è uno spartiacque. Poi inizia la volata per le regionali del 2024. Parola di Marco Meloni, unico senatore sardo del Pd in Parlamento e coordinatore della segreteria nazionale. «Dobbiamo essere uniti», dice, «dimostrare di avere le idee chiare sul futuro della Sardegna e iniziare da fine febbraio dodici mesi di campagna elettorale per le prossime regionali».
Le primarie sono il 19 febbraio, forse il 26: a livello nazionale il dibattito è trasparente, nell’Isola si capisce poco sui prossimi candidati alla segreteria regionale. Perché?
«In Sardegna il dibattito si è un po’ sfilacciato perché il congresso era previsto già qualche mese fa, poi ci sono state le elezioni di mezzo. Quel che conta è che a fine febbraio il partito avrà gruppi dirigenti nuovi e pienamente legittimati. Il valore che considero fondamentale è l’unità del Pd, per poi unire tutto il centrosinistra autonomista. Sono ottimista. Alle politiche, pur nella sconfitta, l’unità del partito e la validità delle nostre proposte ci hanno fatto cogliere un ottimo risultato: siamo la regione in cui il Pd è cresciuto di più rispetto al 2018, oltre 4 punti percentuali. Il centrosinistra “stretto” ha vinto a Cagliari e Sassari, l’alleanza coi progressisti e il M55 può condurci alla vittoria nel 2024»
Il nome del candidato alla segreteria sarà frutto di un accordo tra correnti?
«Gli addetti ai lavori sono abituati a ragionare su correnti risalenti ad anni o decenni fa, la cui composizione credo sia ormai ignota persino a chi dovrebbe farne parte. Dobbiamo rompere le catene delle correnti sclerotizzate e aggregarci attorno alle idee. È necessario un forte tasso di rinnovamento, che ci siano persone con l’energia e la voglia di guidare il partito a livello regionale e territoriale, e una reale unità: non tra correnti, ma tra militanti, dirigenti, amministratori e rappresentanti nelle istituzioni. Io faccio e farò tutto il possibile per favorirla. In questo senso il congresso nazionale fornisce una semplificazione. A livello regionale abbiamo tali urgenze e una tale percezione comune delle cose che spero si possa arrivare a condividere le stesse scelte anche tra chi vota diversamente nel congresso nazionale»
Al congresso nazionale sostiene Stefano Bonaccini. Perché?
«In questo momento il Pd deve accentuare il suo profilo di forza di governo, essere un partito dì popolo che sa governare, che parte dalla ispirazione ulivista, supera la divisione interna destra-sinistra, unisce progressisti e riformisti. Per essere poi il perno di un centrosinistra più largo. Insomma: un partito popolare, di centrosinistra che parli la lingua delle persone e che sappia coniugare crescita e uguaglianza. In questo senso Bonaccini – che nelle prossime settimane sarà in Sardegna – è colui che ha più esperienza e capacità.
Le altre candidature sono ottime, capaci di portare energie nuove, ma in questo momento abbiamo bisogno di una guida autorevole e solida, di una persona che ha dimostrato di saper vincere e governare bene»
Lei è uno dei più giovani tra i dirigenti Dem, cosa pensa di Coraggio Pd?
«Ma quando mai giovane, a oltre 50 anni… Quella è stata un’iniziativa positiva, ha collegato molte esperienze territoriali, persone che hanno una militanza e un’esperienza di giovani dirigenti under 40 che daranno un contributo positivo al congresso»
Mauro Usai, sindaco di Iglesias, ha parlato delta necessità di ricambio generazionale: è d’accordo?
«Sono a favore del ricambio e della competenza. Questi congressi saranno l’occasione per premiarli. Abbiamo amministratori e dirigenti che corrispondono a questi obiettivi. Non c’è alcun vecchio da abbattere, nessun giovane rivoluzionario, c’è da portare le persone migliori a dare il massimo per la comunità del Pd e per la Sardegna»
Quanto è importante l’approvazione del vostro emendamento alla manovra sull’Insularità?
«A me pare assai importante, è un risultato ottenuto da pochi parlamentari di opposizione. Siamo riusciti a dare gambe al principio di insularità che da luglio è in Costituzione. Questo significa che il fondo per contrastare gli svantaggi esiste. Ora si tratta di riempirlo di risorse, di meccanismi di gestione efficiente, e di definire regole nuove nei settori fondamentali: continuità territoriale, scuola e università, sanità, energia, che da noi devono funzionare come nelle Regioni più virtuose. Poi c’è la bicamerale, la terza che si occupa di Regioni dopo quelle per le Questioni regionali e il Federalismo fiscale. Ora l’insularità ha una dignità istituzionale di pari livello. Questo è fondamentale perché sarà in quella commissione che i rappresentanti dei cittadini, e non Calderoli, definiranno í livelli essenziali delle prestazioni, ovvero la misura concreta dei diritti dei cittadini»
Non tutti riconoscono l’importanza della bicamerale.
«La Regione dovrebbe interpretare questa sfida cooperando. Noi abbiamo recepito il lavoro fatto dalle istituzioni e dalla società sarda in modo unitario. Mi ha molto deluso che il presidente della Regione abbia infangato una pagina come quella della bicamerale. Ha dimostrato di non essere all’altezza della funzione di rappresentare e unire il popolo sardo che devono avere i presidenti di Regione al di là del colore politico»
Quali altre proposte avanzerà?
«Nel programma del Pd sardo il primo punto era l’attuazione del principio di insularità. Questo è l’obiettivo della legislatura e siamo partiti benissimo. Ci sarà molto ancora da lavorare. L’altro tema su cui finora ho presentato una proposta di legge riguarda la certezza dei seggi per la Sardegna nel Parla- mento europeo. Il concorso del Consiglio regionale è positivo»
La Giunta è all’ultimo anno di Legislatura.
«La Legislatura ha fatto il suo corso e la destra ha fallito. In Sardegna non si può più viaggiare liberamente, siamo tornati a 20 anni fa. Hanno buttato via un bando della continuità aerea che funzionava, ne hanno fatto uno fallimentare, ora lo rifanno uguale. Col rischio che dopo sei mesi si torni da capo. La sanità è allo sbando, l’assessore inaugura strutture aperte da anni e nel frattempo non si trovano i medici di famiglia, i pediatri per i bambini»