Contro le famiglie, contro la salute, contro il lavoro. Contro la Sardegna. Il nostro NO alla Legge di Bilancio
La seconda Legge di bilancio del governo guidato da Giorgia Meloni manca di sostenibilità e di credibilità: è finanziata per due terzi in deficit, per un ammontare di quasi 16 miliardi di euro; non contempla interventi strutturali di politica industriale e a sostegno delle imprese, preferendo impegnare 12 miliardi per un’unica opera, il Ponte sullo Stretto – d’altronde molto criticata anche dai Presidenti delle Regioni coinvolte – e rinunciando a nuovi investimenti pubblici di portata generale. È poi totalmente inconsistente in materia di occupazione e devastante per gli enti locali che, già colpiti dal fenomeno inflattivo e dalla perdita di risorse del PNRR, subiscono tagli lineari (dunque senza nessun criterio specifico) per 600 milioni.
Con questa Legge di bilancio prosegue il disegno del Governo Meloni di smantellamento dei servizi pubblici essenziali, dalla scuola alla sanità. La propaganda governativa parla di finanziamento record del Servizio sanitario nazionale; la realtà è che le risorse bastano a malapena a coprire il rinnovo dei contratti e pochi altri interventi, mentre scende – e continuerà a scendere, nei disegni della destra – la percentuale di risorse per la sanità rispetto al PIL, che è l’unico indicatore affidabile. L’istruzione continua a non essere prioritaria per questo esecutivo, se non per la volontà di farne un terreno della battaglia ideologica rivolta a portare le lancette della storia al secolo scorso: dopo il disastro del dimensionamento scolastico, il governo ha deciso di non stanziare risorse né per il sostegno al diritto allo studio, né per il welfare studentesco, né per l’adeguamento delle retribuzioni dei docenti agli standard europei, né per la messa in sicurezza degli edifici scolastici.
Durante l’iter in Commissione il Partito Democratico ha presentato emendamenti orientati a sostenere concretamente il potere d’acquisto delle famiglie, dal taglio del cuneo contributivo, alla proroga del potenziamento del bonus sociale luce e gas e il rifinanziamento dei fondi per la casa. Abbiamo proposto incentivi mirati alle imprese, tramite crediti di imposta per la formazione digitale e la creazione di un Fondo per accompagnarle nella conversione ecologica, e piani di rafforzamento delle politiche sociali, sanitarie e relative a Scuola, Università e Ricerca.
La maggioranza ha respinto le nostre proposte, rendendo chiaro il disinteresse rispetto alle vere emergenze del nostro Paese.
Per la Sardegna, il nulla: cifre ridicole per la continuità territoriale (poco più di 4,9 milioni, mentre le tariffe proprio in questi giorni continuano a salire vertiginosamente raggiungendo il 33% in più rispetto alle scorse settimane) e nessun investimento strategico. Con i nostri emendamenti avevamo proposto l’ammodernamento delle infrastrutture ferroviarie e il finanziamento degli interventi necessari per sostenere la candidatura di Lula per l’Einstein Telescope, oltre a norme sul dimensionamento scolastico e la rete ospedaliera. Risultato? Zero. Questo, in sintesi, dice la Legge di bilancio: neppure 5 milioni per la Sardegna e 12 miliardi per il fantomatico ponte sullo Stretto. Nel frattempo, si realizza il disastro preannunciato della ZES unica, con una cabina di regia a Roma e uno stanziamento per il credito di imposta addirittura inferiore a quello assicurato quando le ZES erano 8. Zero sul principio di insularità, introdotto in Costituzione da oltre un anno. Il PD ha conseguito un primo risultato con la Legge di Bilancio dello scorso anno con l’istituzione di un Fondo per contrastare gli svantaggi derivanti dall’insularità e della Commissione bicamerale. Però, piccolo dettaglio, il Fondo non è finanziato e non è reso operativo dal governo, impegnato invece a sostenere l’Autonomia differenziata, che aumenta i divari tra le regioni più ricche e quelle in ritardo e divide irrimediabilmente l’Italia. Le conclusioni sono chiare: questa destra non compie nessun passo per garantire ai cittadini sardi i diritti fondamentali, al pari dei residenti nel resto di Italia, anzi al contrario aumenta i divari e le diseguaglianze. Questa destra – ne abbiamo oggi l’ennesima dimostrazione – è contro gli interessi dei Sardi e della Sardegna.