Il PD eviterà scorciatoie per far cadere il governo

ROMA – «Non è credibile la pressione in atto su di noi in queste ore da parte della maggioranza, visto che non hanno nemmeno il sì del numero due del loro partito su una linea condivisa». E dunque, a oggi, norme ad personam per fare scudo al premier, tanto più se sotto forma di un processo breve che «come ha detto Bersani ieri, oltre a essere anti costituzionale avrebbe come unico effetto quello di sfasciare il sistema giudiziario», non possono essere sostenute dal Pd.

Ma una volta posti i paletti invalicabili che non si possono oltrepassare, Enrico Letta, vicesegretario del Pd, fa un’apertura concreta e importante al centrodestra sulle riforme, capitolo giustizia compreso. E aspetta risposte già per dopodomani, quando al Senato si discuterà di riforme mettendo per la prima volta nella legislatura le carte in tavola. Perché, assicura Letta a nome del Pd, non si cercheranno più, «come pure è avvenuto» in passato, «scorciatoie» per far cadere il governo e liberarsi di un Berlusconi che non è «l’ingombro» che impedisce al centrosinistra di essere maggioranza del Paese. E perché – e sono parole significative visto che arrivano dopo un colloquio al Quirinale tra Bersani, lo stesso Letta e Napolitano – il Pd non porrà di fatto obiezioni al ricorso al legittimo impedimento: «Come ha detto Bersani, consideriamo legittimo che, come ogni imputato, Berlusconi si difenda nel processo e dal processo. Certo, legittimo non vuol dire né opportuno, né adeguato al comportamento di uno statista…». Né utilizzerà come arma letale eventuali avvisi al Cavaliere: «Il capo dello Stato ha ricordato che un governo, finché ha i numeri e la fiducia della sua maggioranza, governa. Noi ci atteniamo a questo».

Lei condivide quindi l’appello di Sergio Romano al «senso di realtà» delle forze politiche per arrivare a riforme che cambino Il Paese?
«Il grido di allarme di Romano è condivisibile, così come la sua osservazione finale: mai forze politiche pur così divise sono state tanto vicine a un’intesa sul merito delle riforme. La sua è un’altra delle voci che, dopo il messaggio del Capo dello Stato, cerca di sollecitare le parti a riprendere il confronto in Parlamento».

Per confrontarsi però bisogna essere in due: cosa offrite a un centrodestra che si sente assediato e sotto scacco dei magistrati?
«Alla base del programma dei prossimi quattro anni di segreteria, Bersani ha posto un punto chiaro: no alle scorciatoie, sì a un’opposizione che sia capace di battere Berlusconi seguendo la strada maestra del confronto elettorale. Non sempre si è ragionato in questi termini. Non lo ha fatto Berlusconi, che quando era all’opposizione ha sempre cercato la spallata, anche ricorrendo alla compravendita dei parlamentari. Ma troppe volte anche il centrosinistra ha cercato scorciatoie, anche per via giudiziaria, pensando che il solo diaframma tra noi e il governo del Paese fosse Berlusconi».

Non è così?
«Proprio no, non basta l’uscita di scena di Berlusconi per riportare il Pd al governo. Bisogna invece sciogliere i nodi del centrosinistra, superare le nostre contraddizioni, seminare e poi vincere culturalmente, ancor prima che elettoralmente, prendendo atto che la nostra sconfitta è stata soprattutto culturale».

Significa che non avete intenzione, come sospetta Cicchitto, di portare il Pdl al tavolo per poi «spennarli come polli»?
«Qualunque atto noi compiamo, non è per far saltare tavoli o disseminare trappole: non servono campi minati, serve far crescere il Pd».

E mercoledì in Parlamento aprirete anche sulla giustizia?
«È anch’essa materia da riformare: sarebbe assurdo dire che le istituzioni vanno male mentre la giustizia va bene. Non è così, a partire dalla scarsità di risorse per l’efficienza della macchina giudiziaria».

Ma siete o no disponibili a discutere anche di uno scudo per il premier, che sia il Lodo Alfano, il processo breve o altro?
«Partiamo da una domanda: perché siamo in questa condizione? La colpa è nostra, o di chi lo scorso luglio in fretta e furia ha voluto che si approvasse un Lodo Alfano pasticciato perché l’avvocato Ghedini, massimo esempio di conflitto di interessi, diceva che si doveva chiudere in un mese, in due settimane, in una… Se continuano così, ancora una volta sfasceranno ulteriormente la giustizia e finiranno di nuovo in un cul de sac che non porta a niente. E non avranno il nostro consenso, perché non si può immaginare che noi subiamo il ricatto dell’”o mi date l’immunità subito, o mando avanti il processo breve e salti in aria la giustizia”…».

E Berlusconi dovrebbe starci?
«Quello che Berlusconi dovrebbe fare è cambiare strada, visto che quella imboccata non lo porta da nessuna parte. Proponendo in Parlamento una riforma nell’interesse dei cittadini e non del proprio, si cambia un clima, si possono porre le condizioni perché l’appello del presidente della Repubblica trovi una concretizzazione molto profonda. Berlusconi farebbe bene a cogliere questa opportunità».

E se intanto arrivasse una condanna?
«Sono 16 anni che si parla di condanne, e non sono mai arrivate… Comunque, l’opposizione si attiene a quanto detto chiaramente dal capo dello Stato: un governo va avanti finché ha i numeri e la fiducia della sua maggioranza. Affronteremo con saggezza, giustizia e senso delle istituzioni quello che accadrà. Perché abbiamo imparato la lezione: non si sconfigge Berlusconi con le scorciatoie».

di Paola Di Caro