HuffPost – I 5 motivi per cui scelgo Andrea Orlando

HuffPost – I 5 motivi per cui scelgo Andrea Orlando

Tratto da HuffPost

1. Per dire la verità all’Italia che soffre e finirla con slide e propaganda.

Scelgo Andrea Orlando perché l’Italia soffre e la Sardegna sta decisamente peggio. Negli ultimi 3 anni chi ha guidato il PD ha raccontato una realtà che non c’è, che non esiste. “Fatti alternativi”, si direbbe. Siamo penultimi nell’Unione Europea per tasso di occupazione e quartultimi per spesa nell’istruzione e nei tassi di abbandono scolastico. Oltre 7 milioni di italiani sono in condizioni di “grave deprivazione materiale”, oltre 4 milioni e mezzo vivono in povertà assoluta. Abbiamo il debito pubblico più alto dell’UE. La Sardegna sta peggio: fanalino di coda per disoccupazione giovanile (oltre il 56%, penultima in Italia) e dispersione scolastica (circa 25%). Quasi 6 giovani su 10 non lavorano. 1 ragazzo su 4 abbandona la scuola dell’obbligo. Stiamo perdendo anche uno dei diritti conquistati a fatica negli ultimi decenni: la mobilità, la possibilità di poter viaggiare liberamente agli stessi prezzi degli altri italiani. Al contempo, paradossalmente, stiamo riscoprendo la mobilità come un dovere, come decenni fa: si chiama emigrazione forzata. La Sardegna vive una crisi di speranza e prospettiva angosciosa.

Questa è la realtà. Del racconto spensierato e ottimista che ci accompagna dal 2014 non rimangono che slide e inesistenti “tesoretti”. È vero, i governanti non devono essere pessimisti; hanno tuttavia il dovere di dire la verità. I cittadini, e gli elettori del Pd, semplicemente non meritano altre bugie.

2. Per tornare ad ascoltare i cittadini dopo la lezione del referendum

Scelgo Andrea Orlando perché gli italiani e i sardi hanno espresso il loro giudizio col referendum costituzionale e il PD non li ha ascoltati. Per essendo a favore di molte delle singole riforme costituzionali (lo rivelano tutti i sondaggi), 6 italiani su 10 hanno votato No soprattutto per un giudizio negativo sull’azione del governo di Matteo Renzi. Il No è stato molto più forte nelle realtà territoriali e sociali in difficoltà e tra i giovani. In Sardegna ha votato No oltre il 72% degli elettori. Nel collegio Cagliari 1, nel quale sono candidato all’Assemblea nazionale per Andrea Orlando, nella città di Cagliari il No si è fermato al 69%, mentre ha raggiunto percentuali più alte in tutti gli altri comuni, fino all’83,85% a Maracalagonis. Non penso fossero tutti seguaci di Zagrebelsky, ma persone che con quel voto hanno espresso un forte dissenso rispetto all’azione di governo.

A dispetto di tutto questo, né in Italia né in Sardegna il PD ha voluto comprendere cosa è accaduto davvero il 4 dicembre. È una gravissima responsabilità: comportarsi come se nulla fosse accaduto, nascondersi dietro una lettura adulterata dell’esito del voto, non è solo un atto di irresponsabile arroganza, è la via sicura per andare incontro ad altre catastrofiche sconfitte.

3. Per dare all’Italia più democrazia e stabilità con una buona legge elettorale

Scelgo Andrea Orlando perché l’Italia rischia di finire la legislatura come l’ha cominciata, anzi peggio. E il PD è il primo responsabile di questo stallo, che mina la qualità della democrazia italiana e le prospettive di stabilità del Paese. Dopo le elezioni del 2013 e la sentenza che ha dichiarato incostituzionale il Porcellum, infatti, si è reso necessario adottare finalmente una nuova legge elettorale e si è promosso un processo di riforma della Costituzione. Chi ha guidato il PD e il governo dal 2014 ha prima voluto una legge che è stata nuovamente dichiarata incostituzionale (l’Italicum, che io non ho votato) e poi legato il referendum così fortemente al giudizio sulla sua leadership e sul governo, da perderlo clamorosamente. La conseguenza è che, alla fine della legislatura, non abbiamo una riforma costituzionale e neppure una legge elettorale capace di restituire ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento e di dare una stabile maggioranza di governo al Paese. Il PD a guida renziana non fa nessuna proposta capace di trovare un ampio consenso in Parlamento. Addirittura, propone di estendere al Senato le parti dell’Italicum sopravvissute alla sentenza di incostituzionalità (come i capilista bloccati; io ho presentato una proposta di legge per abolirli). Le ripercussioni sarebbero drammatiche: l’Italia non avrebbe né un Parlamento rappresentativo né un governo stabile.

Dalla crisi politica si esce con istituzioni più democratiche e stabili: il PD ha la forza e il dovere di proporre e promuovere l’approvazione di una legge elettorale che trovi ampio consenso in Parlamento e dia agli elettori il potere di scegliere effettivamente i propri rappresentanti e all’Italia governi duraturi e legittimati.

4. Per cambiare rotta in economia: meno bonus e deficit, più investimenti e giustizia sociale

Scelgo Andrea Orlando perché è necessario cambiare la politica economica italiana. Dal 2014 il nostro Paese ha infatti ripreso ad avere un andamento divergente – in peggio – rispetto al resto dell’Europa (come dimostra il Superindice dell’Istituto Bruno Leoni): su crescita e occupazione andiamo peggio degli altri. Abbiamo approvato buone riforme, in particolare nei settori dei diritti e della giustizia. Non è stato sufficiente, soprattutto perché il disegno di politica economica “espansivo”, cioè in deficit, non ha portato a nuovi investimenti pubblici, ma a una serie di bonus elettoralistici erogati senza distinzione di reddito (come la “paghetta” ai 18enni o l’abolizione della tassa sulla prima casa per i più ricchi). Come se non bastasse, non abbiamo rispettato gli impegni volontariamente assunti con l’UE per rientrare da un debito abnorme (che senza l’UE e l’Euro ci condannerebbe a un tracollo di dimensioni terribili), e siamo nuovamente a un passo dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo, dalla quale eravamo usciti nel 2013. L’Europa ormai viene usata come scusa per non fare ciò che dovremmo (rivolgere le risorse agli investimenti, alla riduzione del costo del lavoro e al contrasto alla povertà), più o meno come fanno le forze populiste anti-europee. Però, su quel terreno, rispetto alla copia vince sempre l’originale, cioè loro.

La via d’uscita dalla crisi, per una forza di centrosinistra, si basa su giustizia sociale e uguaglianza. Occorrono politiche di redistribuzione, per riequilibrare una società in cui la distanza tra ricchi e poveri, tra regioni ricche e regioni povere, è sempre più insopportabile. Se i benestanti pagassero l’IMU, avremmo 3,5 miliardi di euro per contrastare la povertà, ad esempio. La via d’uscita dalla crisi è una Europa più forte, democratica e solidale. Il PD non deve mai togliere la bandiera dell’Europa dai propri valori (come ha fatto Matteo Renzi), ma metterla orgogliosamente accanto a quella italiana. E, in Sardegna, a quella sarda.

5. Per un PD capace di unire, vincere e governare

Scelgo Andrea Orlando perché, mai come oggi, l’Italia ha bisogno di un PD che unisca, vinca, governi. Negli ultimi tre anni il Partito Democratico si è isolato, nella società e nella politica. Il suo leader ha spesso mentito agli italiani, svuotando di senso non solo il valore delle sue parole e dei suoi impegni pubblici (troppe volte disattesi), ma anche la complessiva proposta politica dell’intera comunità democratica. Di qui la sequela di sconfitte (regionali, amministrative, referendum: nessun segretario ha perso così tanto e così male). Di qui il crollo di fiducia nell’operato di Renzi e il sorpasso nei sondaggi da parte del Movimento 5 Stelle. I modelli di centrosinistra vincente sono Cagliari e Milano: il PD come fulcro di alleanze ampie e inclusive. Alleanze capaci di rispettare e coinvolgere le rappresentanze sociali, i corpi intermedi, le associazioni e il volontariato. Il PD deve essere capace di accogliere tutti i militanti e gli elettori che lo hanno abbandonato, spesso tra il disinteresse o il disprezzo ostentato dei dirigenti. Invece, di fronte agli errori e alle sconfitte, chi ha guidato il Partito negli ultimi tre anni reitera le stesse ricette, esibisce la stessa arroganza, pratica lo stesso isolamento.

Per vincere e governare il PD deve cambiare. Deve essere capace di dialogo, ascolto, apertura e unità. Deve mettere al centro della propria azione chi sta peggio, chi è rimasto indietro, chi non ce la fa più. Deve essere unito: solo così potrà a sua volta unire un Paese diviso e dilaniato.

Scelgo Andrea Orlando perché con lui il PD cambierà.

Scelgo Andrea Orlando perché con lui il PD saprà unire, vincere e governare.