La rivolta sarda contro la Zes unica: no al decreto da Pd e Riformatori

La rivolta sarda contro la Zes unica: no al decreto da Pd e Riformatori

Da La Nuova Sardegna
17 ottobre 2023

Il governo Meloni stavolta l’ha fatta davvero grossa. Con il decreto legge che ha accorpato in un unico scatolone tutte le otto Zone economiche speciali del Mezzogiorno, ha scatenato una rivolta politica e non solo. A cominciare dalla Sardegna, che finirebbe per essere inglobata in una macro area da Roma in giù: la Regione ha protestato, il centrodestra sardo s’è messo subito di traverso, l’ultima presa di posizione contraria è stata quella dei Riformatori, e soprattutto le opposizioni di centrosinistra hanno denunciato l’ennesimo voltafaccia verso l’insularità. « È tutto vero —conferma il deputato Silvio Lai del Pd — Nessun partito può essere favorevole alla riforma voluta e imposta dal ministro Raffaele Fitto. Ma dalle parole bisogna passare ai fatti, altrimenti quello della Sardegna rimarrà solo un canto alla luna».

Gli emendamenti. Il Partito Democratico non starà a guardare lo smantellamento della Zes. Fra qualche giorno il decreto contestato, comunque già operativo, arriverà alla Camera in commissione prima e in aula poi. «Come gruppo parlamentare — sottolinea Lai — contro l’annunciato accentramento entro il 2024, abbiamo presentato diversi emendamenti». Eccoli, uno dopo l’altro: proteggere Sardegna e Sicilia dalla centralizzazione del via libera al credito d’imposta, leggi Ires, ora invece concesso invece su base regionale, far sì che sia messa al sicuro una quota minima d’investimento a favore delle due isole, che tra l’altro sono entrambe anche regioni a Statuto speciale, e una deroga per evitare che finiscano nel calderone dello Sportello unico per le Zes». Per poi aggiungere: «L’unica nota positiva del decreto Fitto è che le Zes non sarebbero più limitare alle aree portuali, così com’è adesso, ma anche questo è un bluff. Perché il Governo non farà altro che spalmare le stesse risorse oggi disponibili su un territorio più grande, il Mezzogiorno, scatenando di fatto una guerra tra poveri».

Colpo basso. Sono già undici i contratti che il commissario regionale della Zes, Aldo Cadau, ha firmato con altrettante imprese e una quarantina sarebbero in cantiere. Ma ora ecco la spazzolata del Governo, e ogni investimento finirà per essere bloccato, cancellato, nelle aree portuali della Sardegna. «Il nuovo meccanismo dovrebbe partire entro la metà del 2024 e il che vuole—ribadisce Silvio Lai — fino a giugno qualunque impresa si fermerà in attesa di capire gli eventi». È un evidente colpo basso alla Sardegna, come ha definito la riforma delle Zes il senatore Marco Meloni del Pd. «A questo punto bisogna subito fermare il ministro — ha ribadito — per questo, oltre alle iniziative del Pd, la Regione deve ricorrere alla Corte costituzionale contro il decreto Fitto. È evidente, ad esempio, che esiste un contrasto palese, grande come una casa, con il principio d’insularità appena riammesso nella Costituzione. Soprattutto, insieme al taglio dei finanziamenti del Pnrr destinati agli enti locali e al prossimo saccheggio del Fondo di sviluppo coesione, siamo di fronte a un altro atto ostile nei confronti della Sardegna». Secondo Meloni, è arrivato il «momento di bloccare, o comunue correggere, il Decreto Sud, per evitare l’ennesimo accentramento nella gestione della spesa pubblica da parte di un Governo, che, anche con l’ormai annunciato  regionalismo differenziato, vuole affossare il Mezzogiorno e la Sardegna in particolare».

Levata di scudi. Nel centrodestra a prendere posizione sono stati i Riformatori: «Il Decreto Sud e la Zes unica — scrive Michele Cossa — sono penalizzanti, perché non tengono conto della nostra condizione di insularità e rischiano di provocare più danni che benefici. Per questo è indispensabile che il Parlamento lo modifichi». Non a caso il Pd ha sollecitato tutti i parlamentari eletti in Sardegna e in Sicilia: «Facciamo squadra contro il Decreto».