Una critica liberale dal PD agli iperliberisti di Fermare il declino

Una critica liberale dal PD agli iperliberisti di Fermare il declino

“Non importa che il gatto sia bianco o nero, purché prenda il topo”, destra e sinistra sono morte, l’importante è fermare la decrescita infelice con liberalizzazioni e privatizzazioni, ricette per tutti i partiti e per tutte le stagioni.

Così i liberisti “rimproverati” da Mucchetti. E così un soggetto politico, Fermare il declino, che pretende di prender parte alle primarie di una coalizione della quale non fa parte e, non soddisfatto del risultato, di inglobare chi non ha prevalso. Atteggiamento curioso, dal sapore trasformista ma non efficace. Certo, tra noi democratici e loro alcune analisi coincidono: la priorità di invertire il declino combattendo mafie, corruzione, oligarchie pubbliche e private, rendite, è al centro del programma di Bersani, l’unico in Italia che le liberalizzazioni e la predistribuzione le ha non solo predicate (prima di Hacker e Miliband), ma praticate.

Tuttavia, negli obiettivi e negli strumenti, il “colore del gatto” non è un dettaglio ininfluente. Una sinistra moderna non deve né delegare tutto al mercato né ricadere in uno statalismo fondato sull`onnipotenza della Cassa depositi e prestiti, ma favorire la crescita e vincere le disuguaglianze intervenendo dove il mercato fallisce.

Il tema merita approfondimento ma, concretamente, oggi è di destra o di sinistra aumentare le tasse universitarie? È di destra o di sinistra pensare che la sanità privata, con un sistema assicurativo, sia la soluzione per la sostenibilità del Ssn? È di destra o di sinistra guardare ai “perdenti” di una fase storica e non solo ai vincitori? Il gatto poi non riguarda solo il declino economico, ma la ricostruzione della democrazia: senza riforme con la forza del consenso, non potremo vincere il rischio di una società disgregata.

Il passato ci insegna che una minoranza colta non basta: serve la maggioranza in Parlamento e nel Paese. E oggi solo il PD può rispondere a questa sfida. I “liberisti che chiedono alla sinistra di fare la destra” sostengono che tutta la classe politica sia da buttare. Il ricambio è fondamentale: lo facciamo e lo faremo.

Ma la storia dell`Ulivo e del PD non è un deserto di “peggiocrazia”. La direzione di Andreatta, Prodi (e Bersani) era ostinata e contraria rispetto all`abisso di corruzione della destra che i liberisti sdegnano. Il centrosinistra esce dalle primarie con una direzione di marcia chiara, il risanamento economico e politico, basato su uno stato più efficiente, più giusto, più equo. Il progetto di Renzi sarà il completamento necessario di un centrosinistra europeo moderno. Non un partito di destra o liberista. Per quello, meglio rivolgersi altrove.