Una giornata di festa e di emozioni, con l’orgoglio di essere italiani. E sardi, e europei.

Una giornata di festa e di emozioni. Nella seduta solenne del Consiglio regionale ho provato la stessa emozione per S’Innu de su patriota sardu a sos feudatarios e per Fratelli d’Italia, e che avrei provato per l’Inno alla gioia, l’inno dell’Europa unita. È nella nostra patria, nella nostra repubblica democratica, infatti, che possiamo sentirci quel che siamo: italiani, e al contempo sardi ed europei. Poi il bellissimo discorso di Napolitano, e le bandiere, i tanti italiani per le strade, orgogliosi di esserlo come troppo raramente accade.

Una giornata di gioia e di speranza, nella quale oltre agli eroi risorgimentali è giusto ricordare i tanti italiani che hanno pagato con la vita l’amore per la patria: i caduti nelle guerre mondiali e nella lotta di liberazione dal fascismo, i cittadini – magistrati, uomini delle forze dell’ordine, politici, intellettuali – che hanno difeso le istituzioni repubblicane nei decenni più recenti, i militari impegnati nelle missioni di pace. Tra tanti, ne voglio ricordare solo alcuni, che sono stati esempi di virtù etiche e civili decisive nella mia formazione di cittadino. Il primo si chiama Eliseo Cardia, era un soldato caduto nel tentativo di salvare molti suoi compagni in seguito all’affondamento di un incrociatore silurato dagli inglesi a nord della Sicilia. Era il 1942, lui era il fratello di mia nonna Irma, e riposa al Sacrario militare di Messina, dove sono andato a rendergli omaggio una decina di anni fa. Gli altri sono forse più noti. Un giovanissimo capitano, unica medaglia d’oro al valor militare della mia città, che nella I guerra mondiale, per non cadere nelle mani degli austriaci, si tolse la vita con un colpo di pistola al grido di “viva l’Italia!”. Si chiamava Eligio Porcu, era il 16 giugno 1918. Penso poi, tra le troppe vittime del terrorismo, costrette ad essere eroi per poter essere semplicemente uomini fedeli alle proprie idee e alle istituzioni repubblicane, a tre figure che, per diverse ragioni, sono per me un esempio sempre vivo: Vittorio Bachelet, Aldo Moro, Marco Biagi.

In una giornata come questa, nella quale è giusto riflettere sul nostro passato per trarre l’ispirazione per ripartire, da domani, con più forza di volontà e purezza d’animo, vi è anche una ragione di profondo dispiacere: l’assenza dei parlamentari della Lega nell’Aula di Montecitorio e quella dei consiglieri (e dell’assessore) sardisti in quella del Consiglio regionale. Pensare a Emilio Lussu, alla sua vita esemplare interamente spesa per la Sardegna e per l’Italia, nella I guerra mondiale come nella lotta antifascista, fa pensare con un certo sconforto al tempo presente.

Ma dopo le emozioni di oggi, le enormi difficoltà che da domani riprendiamo a fronteggiare richiedono fiducia e ottimismo. Li ritrovo, quanto ai fondamenti della nostra identità, proprio nelle parole pronunciate da Lussu nel primo comizio in Sardegna, al rientro dall’esilio: “ci attendono momenti importanti e li vivremo da sardi, da italiani, da europei”. E, riguardo alle sfide del domani, in quelle del presidente Napolitano: “ognuno ricordi sempre che è parte di qualcosa di più grande che è la nostra nazione, la nostra patria, la nostra Italia. E se saremo uniti sapremo vincere tutte le difficoltà che ci attendono”.

Marco Meloni