Due mesi di impegni disattesi: il bilancio è pessimo

Seduta n. 13 del 28 Aprile 2009
Intervento del consigliere Marco Meloni

    Signor Presidente, rappresentanti della Giunta, cari colleghi,

    Credo che questa discussione ci offra un’occasione, un’opportunità per fare una prima valutazione e non solo sulla legge finanziaria, ma per tracciare un primo bilancio su un’attività di questa Giunta regionale che ormai – le elezioni sono di due mesi e mezzo fa –  ha già avuto modo di cimentarsi nel mostrare a questo Consiglio e ai sardi la capacità di rispondere positivamente agli impegni assunti di fronte agli elettori.

    La Giunta regionale e il Presidente della Regione vivono in queste settimane la luna di miele che si vive normalmente subito dopo le elezioni, quando, come nel loro caso si è appena ricevuta una grande investitura popolare e sono quindi in una condizione perfetta per agire. La maggioranza consiliare è molto ampia; il Governo nazionale si dichiara pubblicamente amico, molto amico della Sardegna; il Presidente del Consiglio, infine, proprio amicissimo, non fosse altro che per il fatto di possedere in Sardegna più case di quante non ne abbia ciascuno di noi. Quindi, le condizioni ideali. A me pare di poter dire, e proverò ad argomentare, che stanti queste eccellenti condizioni per l’attuale amministrazione regionale, il bilancio sia davvero addirittura peggiore di quanto nelle nostre peggiori previsioni potessimo immaginare. Io non so se ciò dipenda dal fatto che questo sia un periodo particolarmente sfortunato, oppure se l’amicizia cui accennavo si sia espressa con una particolare intensità nel periodo elettorale e poi sia venuta meno. Certo, però, obiettivamente ci vuole molto impegno per riuscire, in pochi mesi, a disattendere qualunque impegno. Tutto ciò è piuttosto stupefacente, bisogna impegnarsi per riuscirci così bene! Ma questo Governo e, devo dire, anche questa Giunta, si stanno davvero impegnando.

    Entro nel merito di questa legge finanziaria. Una finanziaria “provvisoria”, ci dite, perché quella vera ci sarà sempre dopo, perché ora c’era poco tempo. Insomma, la legge finanziaria è stata approvata dalla Giunta 45 giorni dopo l’esito delle elezioni e ora sono trascorsi, come dicevo, oltre due mesi. Il tempo, quindi, c’è stato. Il tempo c’è. Dopo, invece, sarà tardi, perché la crisi economica richiede un intervento straordinario che è un intervento straordinario “di testa”: occorre ragionare per capire come, con le risorse che abbiamo a disposizione, si può affrontare la crisi.
La prima risorsa che dovremmo avere a disposizione sono i dati, la famosa “cognizione di causa” di cui si parlava poco fa, e gli obiettivi. La cognizione di causa manca del tutto, qualunque Assessore intervenuto durante i lavori delle Commissioni ha detto: “Noi non sappiamo nulla. Non sappiamo come va e come andrà l’occupazione, come va e come andrà il PIL, come possiamo aiutare le imprese, quanti occupati sono coperti dalle risorse che destiniamo a fronteggiare la crisi occupazionale che è già in atto e che si produrrà con maggiore intensità”.In queste condizioni, è evidente, non è possibile commisurare gli strumenti a degli obiettivi – anch’essi insufficientemente precisati.
Certamente, però, si può dire che quelli che vengono predisposti con questa finanziaria sono insufficienti. Credo che i 3 milioni di euro che prevedete a sostegno dei lavoratori che non possono fruire dei trattamenti di cassa integrazione e ammortizzatori sociali, possano coprire qualche centinaio, 3-400 al massimo, di lavoratori, mentre saranno migliaia gli interessati da questa condizione. Persone che già vivono una situazione di precarietà e ora rischiano di perdere tutto. Come abbiamo detto nella relazione di minoranza, con questa manovra movimentiamo una parte ridottissima (lo 0,3%) del nostro Prodotto Interno Lordo regionale. Altre regioni hanno fatto diversamente, abbiamo già fatto alcuni esempi, e l’hanno fatto dopo poche settimane dalla vittoria delle elezioni, l’hanno fatto appena insediate. Molte regioni, ad esempio, per i lavoratori precari non coperti da trattamenti di cassa integrazione raddoppiano il trattamento una tantum previsto dal Governo in modo da garantire un intero anno di copertura. È poco, è molto poco il contributo del Governo, è ancora poco un intervento di questo genere, ma questo almeno altre regioni hanno saputo stabilire. Hanno proposto di integrare i trattamenti di cassa integrazione collegandoli alle attività di formazione. Hanno, insomma, individuato varie modalità per affrontare questa grande emergenza occupazionale a garanzia in particolare dei lavoratori precari, in prevalenza giovani esclusi dalla possibilità di fruire dei trattamenti di cassa integrazione.
Occorre, ancora, mettere a punto con chiarezza una visione su come realizzare la politica di incentivi alle imprese. Può essere efficace, per questo, o dotare di adeguate risorse finanziarie gli strumenti adeguati previsti dalla normativa esistente, oppure avere un’idea di come si possano aiutare le imprese in un momento come quello quello attuale, nel quale le maglie delle norme comunitarie in materia sono più ampie proprio per permettere di aiutare il sistema delle imprese a reagire a questa situazione di crisi.

    Al di là della finanziaria, abbiamo assistito in queste settimane ad annunci da parte della Giunta e della maggioranza, alcuni dei quali sono stati già menzionati, che non sono proprio buone notizie. Sulla formazione professionale vigileremo, perché appare vivo il rischio che si ritorni a meccanismi che nel passato chiamavamo “sperpero di risorse pubbliche”. Vigileremo, perché la formazione deve formare davvero le persone, deve dar loro il diritto di raggiungere una qualificazione professionale grazie alla quale accedere a migliori opportunità lavorative. E non può assolutamente tornare a essere rivolta solamente a quanti, al contrario, la sfruttano impropriamente.

    Leggiamo poi che avete intenzione di intervenire in merito a una delle ultime leggi approvate dal Consiglio regionale durante la scorsa legislatura, la riforma dei consorzi industriali. Ricordo l’intervento in quest’aula dell’On. La Spisa che, nell’esprimere il voto di astensione dell’allora minoranza consiliare, sottolineò positivamente l’utilità di un metodo di lavoro “consiliare” che aveva portato ad una riforma sulla quale non si era trovato alla fine un accordo complessivo, ma che comunque era il risultato di un lavoro in larga misura condiviso nella Commissione competente e in Consiglio. Ora si legge che, “in attesa dell’approvazione di una nuova disciplina organica” , i “nuovi” consorzi industriali non possono adottare gli statuti, perciò o si blocca la loro attività o comunque devono operare mantenendo i vecchi statuti. Dunque avete deciso – la maggioranza ha approvato questa norma – di sospendere l’attuazione della riforma e di cambiare una soluzione approvata solo pochi mesi fa. Bene, sarebbe anche utile, però, capire, nell’attesa se c’è, anche in nuce, un pensiero, un’idea. Se avete cambiato opinione oppure se volete fare degli statuti che consentano sotto altre forme di ripetere le molte distorsioni del sistema dei consorzi industriali su cui abbiamo dibattuto per mesi in Consiglio e fuori da esso.

    Ancora, ci sono alcune altre cose. L’onorevole Gianvalerio Sanna richiamava poco fa i 300 mila euro stanziati per osservare la povertà. Ma non sono stati ritenuti sufficienti, evidentemente: ci sono anche i 300 mila euro perché il Comitato interassessoriale anticrisi osservi come affrontare la crisi, che ancora non ha affrontato. È strano: 300 mila euro per un comitato costituito da assessori e da personale della Regione, più 300 mila per l’Osservatorio sulla povertà. Quindi 600 mila euro in totale, prima per osservare la povertà, poi per vedere come intervenire: nel frattempo non si fa niente. Forse se si operasse adesso non sarebbero più necessari questi soldi, perché avreste già capito come fare.

    Altre questioni che abbiamo ugualmente già considerato meritano, secondo me, di essere richiamate ora perché hanno una diretta connessione con il modo con cui siamo capaci di affrontare la crisi e quindi anche con questa finanziaria. Mi riferiesco in particolare agli investimenti pubblici. Ripeto in parte cose già dette, ma nella speranza di poter superare così alcuni “equivoci” che impediscono una rappresentazione oggettiva dei fatti. Fondi per le aree sottoutilizzate: noi avevamo contrattato quel 12,6 per cento dell’ammontare complessivo che il Governo Berlusconi si è ripreso – quel 12,6 per cento di oltre 30 miliardi che fa appunto, nonostante il Presidente della Regione nella replica alle dichiarazioni programmatiche abbia finto di non saperlo, oltre 4 miliardi di euro – per bilanciare il fatto che un altro governo Berlusconi avesse chiuso la trattativa sulla programmazione comunitaria 2007-2013 non inserendo la Sardegna, che pure dovrebbe rientrare nel campo di applicazione della norma del Trattato dell’Unione europea sull’insularità, tra le regioni dell’ex Obiettivo 1, cioè tra le regioni in ritardo di sviluppo, nonostante il nostro PIL sia superiore al 75 per cento della media comunitaria. Noi siamo stati allora in grado di ottenere quel 12,6 per cento, che significava di fatto godere di risorse pari a quelle delle regioni maggiormente svantaggiate, e voi, che pure parlate tanto di insularità, siete invece di quella stessa parte politica il cui Governo sottrae alla Sardegna quelle risorse per indirizzarle alla cassa integrazione. Quindi a beneficio soprattutto delle regioni del Nord, realtà che sebbene subiscano una elevata incidenza contingente della disoccupazione sono ben più sviluppate di noi, e per opere strategiche che sono essenzialmente, sempre e comunque qualunque disastro accada, il ponte sullo Stretto, oltre ai 60 milioni per chi progetterà la fantomatica metropolitana sotterranea di Cagliari.

    C’è, ancora, l’ultima vicenda dello spostamento del G8, per la quale siamo tutti ancora annichiliti. Come classe politica, come cittadini, come realtà produttive. Uno shock davvero grandissimo. Si chiama in causa la solidarietà, una cosa molto seria. Però la solidarietà è fatta di atti individuali o collettivi che devono investire l’intera la comunità nazionale. Ed è tutto da dimostrare che le risorse sottratte alla Sardegna vadano poi effettivamente a vantaggio dell’Abruzzo, così come è tutto da dimostrare che all’Abruzzo sia utile che per due mesi estivi, quando ancora adesso fa freddo e piove, ci si dedichi a organizzare un vertice internazionale, che come tutti sappiamo necessita di interventi specifici e di speciali misure di sicurezza, e non piuttosto a lavorare seriamente per la ricostruzione.
Noi, al contrario, sappiamo quanto stiamo perdendo. Sappiamo che le ordinanze del Governo del 2008 destinavano alla celebrazione del G8 circa 840 milioni di euro, e che di questi solo 90 erano dello Stato, corrispondenti alla somma destinata all’organizzazione vera e propria del vertice. Sappiamo che di 840 milioni ne sono rimasti, forse, 233. Quindi sappiamo che certamente il sistema produttivo economico occupazionale della Sardegna perde circa 600 milioni di euro. Questa è ad ora l’unica cosa certa ricavabile dai dati disponibili in merito, dati che stiamo cercando di approfondire e sui quali vorremmo che la Giunta, se lo riterrà urgente come noi lo riteniamo urgente, si presenti al più presto al Consiglio per fornire un aggiornamento preciso.
Sappiamo che noi avevamo indirizzato fondi della Regione, fondi della collettività regionale, per 740 milioni di euro alla realizzazione delle infrastrutture per il G8 e anche che i 233 milioni di fondi FAS della Regione sono stati indirizzati lì per uno scopo ben preciso, che ora viene a mancare. Sappiamo, ancora, che il sistema delle imprese, tutte le persone che lavorano, tutti i soggetti che indirizzano gli investimenti, tutte le persone che hanno programmato la loro attività per tutto quest’anno subiscono, a causa dello spostamento, del vertice un danno molto rilevante.
Dunque la solidarietà significa, in questo caso, sottrarre risorse alla Sardegna. Questo è il Governo amico, questo è il Governo del quale “essere soddisfatti”. Sì, perché il Presidente della Regione, ricevuto nell’abitazione privata del Premier, dichiara poi di essere uscito soddisfatto da quell’abitazione. Ora, a parte che noi lo invitiamo, quando ci rappresenta, quando rappresenta la Sardegna, a incontrare ufficialmente i delegati o i rappresentanti, anche al massimo livello, del Governo, in sedi istituzionali – poi gli incontri privati ciascuno può farli fa dove vuole, perché quanto avvenuto è una umiliazione per tutti noi; a parte che la decisione è stata presa umiliandoci ancora di più, perché il Presidente della Regione avrebbe dovuto essere presente in quel Consiglio dei Ministri, secondo quanto previsto dallo Statuto speciale della Sardegna; a parte tutto ciò, non si può proprio essere soddisfatti di nulla.
Occorre, invece, che ci diciate precisamente e presto quali opere si fanno veramente, con quali risorse e qual è lo stadio di avanzamento dei lavori. Le garanzie finora fornite sono come le garanzie sulla Sassari-Olbia, che appunto si è persa nella nostra distrazione. Bisogna difendere le risorse residue stanziate per la Maddalena, che oggi sono a rischio, perché l’articolo 17 del decreto, che entra in vigore oggi, dice che si rinegozia tutto, dice che non c’è la certezza del diritto, e che se non ci si mette d’accordo entro un mese i professionisti, le persone che lavorano – che sono magari i sardi che lavorano lì, i subappaltatori delle grandi imprese che invece lavoreranno altrove – perdono fino al 50 per cento dei compensi pattuiti.

    L’ultima questione è la questione delle entrate. Ne abbiamo parlato tutti, vorrei che su questo fossimo onesti con noi stessi e ci avvicinassimo alla verità. I dati sono chiari, la Ragioneria Generale dello Stato li aveva elaborati quando si è adottata quella norma, ed era, a ragione dal suo punto di vista, molto contraria. Ora, dal momento che nel bilancio dello Stato dovrebbe essere iscritta, nell’autunno di quest’anno, la somma di circa 3 miliardi di euro, con un beneficio per la Sardegna che, detratti i costi delle funzioni trasferite, si avvicina ormai ai 2 miliardi di euro, noi corriamo un rischio enorme se su questo punto non abbiamo le idee chiare. Se su questo punto la Giunta non ci dice chiaramente se vuole farsi fregare di nuovo da sotto il naso una enorme quantità risorse, oppure se siamo tutti, come nel recente passato, maggioranza, opposizione, corpi sociali, cittadini sardi uniti per dire che una battaglia vinta per merito di tutti – perché tutti, ciascuno col proprio ruolo, siamo andati a rappresentare la Sardegna per ottenere un risultato di questo genere – è una battaglia che vorremmo aver vinto davvero e non per scherzo.
E non ci prendano per il naso, appunto, con la questione dell’insularità. L’insularità c’è nei trattati comunitari, si potrà inserire nei testi di legge sul federalismo fiscale, potrà finanziare infrastrutture che in qualche modo siano funzionali a vincere il divario e le difficoltà collegate all’insularità. Io direi, per adesso, di infrastrutture ci basterebbero quelle dei fondi per le aree sottoutilizzate, che invece ci vengono sottratte. Ma nel bilancio della Regione le risorse che derivano dall’accordo sulle entrate sono risorse ordinarie, risorse che possiamo utilizzare per organizzare le politiche della Regione. Una cosa ben diversa. Su questo punto cerchiamo di farci un’idea, se possibile condivisa, per essere uniti a difesa di una questione che è fondamentale per la nostra autonomia finanziaria, per la nostra responsabilità finanziaria, per la possibilità, da parte della Regione, di impostare politiche di lungo periodo. Vi ringrazio.
 

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