«Eolico per le piccole industrie, non solo per i grandi»

Sabato, per Renato Soru, è stata la giornata dedicata a Sant’Antioco, Gonnesa e Carbonia, con la convention serale al Palazzetto dello sport.

A Sant’Antioco e Gonnesa Renato Soru ha approfondito negli incontri pubblici le problematiche del territorio. Ha chiarito la polemica sull’eolico sollevata su alcuni mezzi di informazione («la Regione non era contraria all’eolico a Portovesme, al contrario, siamo stati noi a volerlo. L’unica differenza a proposito della delibera di cui si parla in modo strumentale, è che l’abbiamo voluto rendere possibile anche per le piccole industrie, non solo per i grandi») e sempre in tema di energia si è soffermato sul carbone («se combustibile deve essere, almeno che guardiamo al nostro carbone, non al catrame importato da fuori»), con un riferimento alla Carbosulcis, che aveva visitato venerdì («ha ripreso a lavorare, ora è tornata in equilibrio e sta vivendo e operando, diversamente da quanto succedeva 5 anni fa»).

 

A Carbonia Renato Soru ha illustrato le cose fatte in questi anni di governo regionale, della Sardegna che investe sulla scuola, su una sanità pubblica che funzione e non è commissariata, sui trasporti, sul sociale. Che ha registrato il 40% di tutti i nuovi posti di lavoro creati nel sud italia e che non distribuisce social card ma crea una rete di solidarietà in maniera riservata, che arriva davvero alle famiglie.
 

Nella parte finale del suo applauditissimo intervento, ha voluto rispondere al presidente del Consiglio. Di seguito alcune parti del discorso.

«Questa è la Sardegna, signor presidente del Consiglio, sulla quale incombe con protervia e con tutto il potere dello Stato, sottraendoci la possibilità di una discussione democratica che dovrebbe essere solo nostra. Se al presidente del Consiglio stava così a cuore, poteva dimettersi, prendere la residenza a Porto Rotondo e candidarsi alla presidenza della Regione. E ci veniva coi suoi mezzi, come faccio io, e non con le forze dell’ordine, a fare una campagna elettorale che non gli compete. È fuori da tutte le regole della par condicio.

Avrebbe dovuto fare come me, contare i minuti, invece impazza a reti unificate.
E almeno, quando parla della Sardegna, quando parla di numeri, dovrebbe citare le fonti. Invece sta facendo campagna elettorale in Sardegna come ritiene che la campagna elettorale debba essere fatta: lo diceva già tempo fa che gli elettori hanno la testa di un bambino di 12-13 anni e neanche tanto sveglio. Ecco, crede che siamo così e per questo ci racconta panzane».

 

«Oggi è venuto a parlare di un’azienda che io ho fondato tanti anni fa e di cui vado orgoglioso. Diversamente da lei, signor presidente del Consiglio, io da 5 anni non mi sono mai più occupato della mia azienda. Non ho mai fatto leggi regionali ad hoc per mie questioni personali né per mie aziende personali. Mentre il monopolio delle tv commerciali è in mano a una sola impresa».

 

«Il bilancio della Sardegna non è fallimentare, lo era dal 2000 al 2004 e ancora paghiamo quei debiti lasciati dalla destra e nello stesso tempo risaniamo il bilancio. Da presidente del Consiglio dovrebbe guardare questi numeri, ma quelli giusti, perché le danno l’idea di un mezzogiorno diverso da quello che lei immagina, di un mezzogiorno che investe e cresce».

 

«Sta perfino dicendo che io avrei buttato giù degli ulivi per vedere il mare, ma io mi voglio difendere dalla calunnia, io gli alberi li pianto e la nostra regione è stata anche premiata dal suo governo per questo. E gli ulivi li pianto anche a casa mia e quest’anno ho fatto 700 litri d’olio».

 

«Lei ha 73 anni, signor presidente del Consiglio, io 51, siamo grandi, abbiamo figli, siamo nonni. Lasciamo ai nostri figli la certezza che i loro genitori non sono persone che mentono. A questa età bisogna essere seri. Certi comportamenti non sono accettabili né a questa età né a 12 anni. Ancora meno accettabili da un uomo di stato, da cui mi aspetto che non dica bugie in pubblico».

Fonte: www.renatosoru.it