Il Fatto Quotidiano.it – Rosatellum, il Pd blinda la legge elettorale dei nominati: il governo pone la fiducia, grida in Aula. Ok dal Quirinale

Il Fatto Quotidiano.it – Rosatellum, il Pd blinda la legge elettorale dei nominati: il governo pone la fiducia, grida in Aula. Ok dal Quirinale

Tratto da Il Fatto Quotidiano.it – 10 ottobre 2017

Due anni dopo un altro governo lega il suo destino alla leggeelettorale. Il Rosatellum bis sarà infatti votato con la fiducia tra mercoledì e venerdì. La decisione è del Pd che ha chiesto al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni di blindare la riforma per evitare che i voti segreti disintegrassero il testo frutto dell’accordo tra Partito democratico, Alternativa Popolare e altri centristi della maggioranza con Forza Italia e LegaNord. Una decisione che smentisce la linea dello stesso Pd che a più riprese, con il relatore della legge Emanuele Fiano, aveva detto che l’opzione della fiducia non era sul tavolo.

L’annuncio della ministra per i Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro nell’Aula della Camera è stato coperto da grida e proteste da parte delle opposizioni (dai Cinquestelle a Sinistra Italiana fino ai Fratelli d’Italia), ma anche da parte di Mdp. Ma i no alla fiducia arrivano, significativamente, anche dall’unico deputato lettiano, Marco Meloni, dall’unico prodiano, FrancoMonaco, e dai parlamentari che si rifanno a Campo Progressista, il movimento di Giuliano Pisapia. Il primo effetto politico pratico è che Mdp si è astenuto al Senato sulla cosiddetta “legge europea“, dopo aver votato con le opposizioni su due emendamenti, facendo andare sotto la posizione della maggioranza. “Si è scelto scientemente di estromettere Articolo 1 dalla maggioranza”. E si annunciano già due manifestazioni, una del M5s a Montecitorio e l’altra di Mdp e Sinistra Italiana al Pantheon.

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Il lettiano Meloni: “Non voterò la fiducia”
– Nel Pd il cielo non è del tutto sereno. “Perplessità” sono state espresse da Gianni Cuperlo, Vannino Chiti ed Enzo Lattuca, dell’area Orlando. Ma il coraggio di non votare la fiducia è solo di Marco Meloni, ultimo irriducibile lettiano e direttore della Scuola di Politiche fondata proprio da Enrico Letta. Il governo, dice Meloni, “ha compiuto un grave strappo istituzionale”. “Si tratta di una decisione, oltretutto assunta nell’imminenza delle elezioni e rivolta all’approvazione di una legge che – senza modifiche – sottrae ai cittadini anche i residui spazi consegnati dalle sentenze della Corte Costituzionale di determinare direttamente la scelta dei parlamentari, dalla quale dissento profondamente”. Lo stesso farà l’ultimo prodiano, Franco Monaco: “Per la prima volta non voterò la fiducia al governo della cui maggioranza faccio parte. Governo che si era solennemente impegnato a non occuparsi di legge elettorale. Una forzatura inaccettabile su materia genuinamente parlamentare”. In questa area è lecito inserire anche Campo Progressista, che con il deputato Roberto Capelli, sottolinea che il movimento di Pisapia sarà quella “forza politica di centrosinistra che vorrà provare a proporre una politica diversa in Italia, in cui all’arroganza e alla supponenza che ancora troppo spesso prevale dalle parti del Pd, farà prevalere il buonsenso, la ragionevolezza e il coraggio di affrontare le scelte a viso aperto, senza ricorrere sempre a strategie e sotterfugi”.

Sulla riforma è intervenuto anche il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano che si è espresso sull’indicazione del capo della forza politica: “E’ incompatibile con i nostri equilibri costituzionali“. Una clausola, secondo l’ex capo dello Stato, che ripresenta “il grande equivoco” per cui “l’elettore sia chiamato a votare per eleggere non solo il Parlamento, ma il capo dell’esecutivo”.