Ma dopo il voto Renzi attacca: “Se vinco si cambia agenda”

Ma dopo il voto Renzi attacca: “Se vinco si cambia agenda”

Ma dopo il voto Renzi attacca “Se vinco si cambia agenda”

di CARLO BERTINI , La Stampa on line , 21/11/2013

L’avvertimento del sindaco:  “Dal 9 dicembre pretenderò la stessa lealtà” Si accentua la polarizzazione tra i fedelissimi del sindaco e i lettiani

Se a Palazzo Chigi si tira il fiato e il premier incassa la presa che ha dimostrato di avere sul gruppo Pd, considerata un buon viatico per il futuro prossimo venturo, l’atmosfera nei ranghi è plumbea, ci si mette pure l’assalto dei No Tav alla sede nazionale e allo storico circolo di via dei Giubbonari a far sentire assediati i parlamentari che si sentono «un po’ eterodiretti», per dirla con il giovane e «rammaricato» Khalid Chaouky. Il congresso incombe e la battaglia infuria, D’Alema accusa Renzi di stare «con i capibastone e con Briatore», lo sfotte sull’esito che ha avuto nel gruppo parlamentare il suo affondo sulla Cancellieri, «incarta e porta a casa».

Ma il sindaco non ha l’aria di chi ha perso la partita, quando lancia il suo avvertimento al premier in tv a La Gabbia. «Se fossi stato segretario avrei dato indicazioni al gruppo di votare la sfiducia per la Cancellieri», primo colpo e chissà in quel caso come sarebbe finita per le sorti del governo.

«È un errore consentire al ministro di stare al suo posto, ma rispetto la posizione di Letta. Non è vero che bisogna aspettare un avviso di garanzia, il ministro ha perduto l’autorevolezza necessaria a fare il Guardasigilli. E Letta si è assunto una bella responsabilità, gli ho detto di non farlo». È vero che Napolitano ha telefonato al premier? – gli chiede Paragone. «Non mi risulta, è vero che Letta mi ha chiamato per spiegarmi perché andava dai gruppi a chiedere la fiducia su questo voto. Come aveva fatto con la vicenda Alfano», ricorda tagliente il sindaco.

E qui arriva il colpo più forte, l’avviso alle truppe parlamentari e al premier, perché «la lealtà da me espressa al Pd è la stessa che chiederò dall’8 dicembre se sarò eletto. E da quel giorno, il Pd che ha il 70% dei voti della maggioranza di governo, se è azionista forte non deve fare la bella statuina». Renzi annuncia quindi che il Pd presenterà «una nuova agenda, una lista della spesa e darà i suoi tempi al governo: ora le riforme si fanno davvero, via le province, via il Senato e le persone che ci lavorano, se no non andiamo da nessuna parte», per fare le altre riforme che servono per dare una scossa al paese: quella fiscale, del lavoro, della giustizia, della sburocratizzazione. E quando il conduttore gli domanda se il Pd sia stato in sostanza commissariato da Letta e Napolitano, la risposta è un altro avviso, «la dignità ce la giochiamo nel corso del prossimo anno».

Questo tanto per dire che tra un mese la musica cambia. Ad un partito scosso dai veleni e piegato dagli eventi. Il voto sulla Cancellieri è un boccone indigesto per un partito dove domina il tutti contro tutti. Già il clima di martedì sera al gruppo era pessimo, fischi e buu risuonavano nell’auletta dei gruppi quando Civati provava a spiegare la sua posizione, Cuperlo lo aveva strattonato verbalmente per la sua mozione anti-Cancellieri annunciata a mezzo stampa e Pippo il giorno dopo vota per disciplina di gruppo lo ripaga con un frontale contro quelli «che fanno gli str… con le minoranze».

Ma ormai la guerra si polarizza tra renziani e lettiani impegnati a difendere ciascuno la propria trincea e a rivendicare una vittoria ai punti del proprio leader. «Letta ha umiliato il Pd, il suo segretario Epifani e lo ha costretto a difendere una tesi che non regge, come quella di Ruby nipote di Mubarak», attacca da Bari il sindaco Michele Emiliano rimbeccato dal lettiano Marco Meloni, «così offende trecento deputati».

Epifani ammette che «ora il governo è più debole e quindi serve uno scatto». Ma gli uomini del premier non hanno remore a dire che invece «questa partita rafforza l’esecutivo e dimostra che Renzi non controlla il gruppo parlamentare». I renziani masticano amaro per aver dovuto ingoiare l’amaro calice. Ma i supporter di Letta sanno che «se vincerà col 70%, il bombardamento contro il governo si intensificherà e per Enrico sarà dura…».