Maggioranza e opposizione, primo accordo: per la chimica azioni concrete dalla Regione. La soddisfazione dei consiglieri del PD.

C’è un legame, tra maggioranza e opposizione in Consiglio regionale. Legame chimico, forte e importante, e la forza di attrazione è proprio la chimica. La situazione drammatica del settore in Sardegna. Non si spiega altrimenti la risoluzione con cui la commissione Industria in via Roma impegna la Giunta di Ugo Cappellacci a muoversi in maniera attiva nei confronti del governo nazionale e dell’Eni: sottoscritta all’unanimità, tanto dai componenti del centrodestra quanto da quelli del centrosinistra. È il messaggio che conta: tutto indirizzato alla squadra di viale Trento, in maniera inequivocabile. Il documento contiene tutte le richieste su quanto invece presidente e assessori si ostinano ad attendere da Roma.

In primo luogo, la commissione «sollecita la convocazione del Tavolo territoriale per l’attuazione dell’accordo di programma del luglio 2003» e «un incontro presso la presidenza del Consiglio dei Ministri con il vertice dell’Eni per verificare le effettive modalità operative, gli investimenti e i programmi industriali attraverso i quali assicurare il raggiungimento degli obiettivi di rilancio del settore da parte dell’Eni». L’organismo presieduto da Niccolò Rassu, consigliere regionale del Pdl, invita la Giunta a riferire al Consiglio le «modalità attraverso le quali il Governo intenderebbe assicurare la continuità operativa di Vinyls Italia» e sottolinea l’esigenza di «verificare la disponibilità delle risorse statali per il completamento del finanziamento del complesso di interventi previsti dall’Accordo di programma del 2003 per la qualificazione dei poli chimici della Sardegna». Per ultimo si invita l’esecutivo regionale «ad attivarsi presso il Governo per recuperare e ottenere l’immediata disponibilità delle risorse Fas inizialmente stanziate con deliberazione del Cipe 166/2007 destinate alla bonifica e alla riqualificazione ambientale dei siti industriali della Sardegna».

La premessa non è meno critica: «Tra l’ottobre dello scorso anno e i primi di maggio sono state assunte decisioni particolarmente gravi da parte delle società operanti in Sardegna nel comparto chimico, con la chiusura della linea cumene-fenolo di Porto Torres, annunciata per tutto il 2009 e che il blocco delle produzioni a Porto Torres investirà inevitabilmente in breve tempo anche gli impianti della filiera cloro-soda di Assemini, deputati a fornire le materie prime agli stabilimenti di Porto Torres». La risoluzione, dopo aver ricordato che il Tavolo nazionale sulla chimica presieduto dal Ministro per lo sviluppo economico Scajola ha assunto importanti impegni, sottolinea come «sia in ogni caso inaccettabile un sistematico smantellamento delle produzioni e degli impianti ed ancor più inaccettabile il costo sociale della costante messa in discussione della struttura produttiva e occupazionale del comparto chimico sardo». Allo smantellamento punta dritto Eni, ma senza lasciare possibilità di azione a eventuali altri investitori: il caso dell’imprenditore veneto Fiorenzo Sartor è emblematico. Senza dimenticare che Eni vuol dire anche Governo: visto che il 30 per cento delle quote del colosso sono in mano a palazzo Chigi.

Soddisfazione tra i consiglieri della minoranza: «Pur rimanendo enormemente preoccupati per la drammatica crisi del comparto industriale chimico della Sardegna», dicono i consiglieri del Pd Marco Meloni, Giampaolo Diana e Pietro Cocco, tutti componenti del parlamentino, «esprimiamo la nostra soddisfazione per l’approvazione unanime della risoluzione sulle iniziative per affrontare questa crisi. La maggioranza ha accolto tutte le proposte avanzate dal Partito Democratico, rivolte in particolare a richiamare Governo e Eni ad affermare in termini chiari e inequivocabili come intendano far ripartire gli investimenti negli stabilimenti sardi ed evitare così che l’intero comparto vada al tracollo. Abbiamo chiesto fatti concreti e immediati», come il recupero dei «circa 500 milioni di euro che il Governo Prodi aveva assegnato alla Sardegna nel dicembre 2007 e che a marzo il Governo Berlusconi ha riportato nella disponibilità dello Stato. E’ l’ennesimo scippo di risorse della Regione da parte del Governo Berlusconi, ed è l’ennesima volta che siamo costretti a ricordare a Cappellacci che appena pochi mesi fa – ovviamente in campagna elettorale – il “presidente amico della Sardegna” si era impegnato a sostenere e aiutare in ogni modo la Regione, in caso di successo del centrodestra. C’è stato il successo, ma nessuna promessa è stata mantenuta, nessuna richiesta di Cappellacci è stata soddisfatta».

È il momento di cambiare registro, dicono gli esponenti dell’opposizione: «Dunque, dopo le vane promesse elettorali, le parole e le promesse di Cappellacci (da ultimo agli Stati generali della provincia di Sassari lo scorso 15 maggio), e le sconfortanti dichiarazioni rilasciate la scorsa settimana dall’assessore Farris alla Commissione industria del Consiglio, secondo la quali dobbiamo stare tranquilli perché “a Roma il Governo si sta occupando della cosa, e sicuramente farà ottime cose”, evidentemente ora anche la maggioranza in Consiglio regionale ha compreso che è giunta l’ora di risposte chiare: quali investimenti vengono attivati, quali piani industriali vengono apprestati, quali soggetti vengono coinvolti per superare questa crisi. Lo sciopero generale indetto per il prossimo 24 giugno è l’ultimo appello. Ci auguriamo che la Giunta regionale abbia finalmente compreso che è necessario attivarsi perché prima di quella data il Governo e l’Eni assumano decisioni capaci di invertire la rotta, e non più impegni e promesse senza fondamento».