Marco Meloni: Giagu spacca il Pd e moltiplica i Consorzi industriali

 Ebbene sì, Giovanni Giagu ha proprio colto nel segno! Dispongo di informazioni riservatissime circa l’attività della Giunta regionale: sito internet della Regione, agenzie di stampa, quotidiani. Insomma, potrei replicare a Giagu che se gli occhi li aprisse lui forse potrebbe mostrarsi più informato su un tema di interesse non secondario per l’attività della Commissione che presiede.

Per quanto mi riguarda, credo di avere gli occhi aperti almeno quanto Giagu, se in queste settimane gli ho fatto ripetutamente presente quanto fosse sbagliato e pericoloso tentare di assumere decisioni in Commissione spaccando il PD e la maggioranza e accordandosi, viceversa, con il centrodestra. Invano, visto che lui lo ha fatto e sta continuando a farlo, nonostante gli inviti formulati dal segretario Antonello Cabras non più tardi di sabato scorso all’Assemblea regionale di Tramatza.

Infine, giusto per ristabilire la verità dei fatti: in Commissione ho protestato perché il presidente Giagu ha presentato una proposta bozza di testo elaborata, a suo dire, da una fantomatica sottocommissione, in realtà mai costituita e mai riunitasi; una bozza perlopiù fondata su un disegno di legge che la Giunta aveva ritirato, come era evidentemente noto a tutti, e come avrebbe potuto confermare l’assessore, se solo le fosse stato consentito di prendere la parola. Dunque il mio riferimento al senatore Sanciu – al quale va tutta la mia stima – voleva semplicemente significare che rimanevano in campo solo i testi presentati dalla minoranza (Sanciu era il primo firmatario di una di queste), e che l’atteggiamento del presidente Giagu stava conducendo a un accordo tra tutto il centrodestra e una parte del centrosinistra. Fatto, lo ribadisco, politicamente assai grave.

Che nella sostanza avessi ragione è dimostrato poi dal fatto che Giagu è dovuto tornare sui suoi passi, presentando una propria proposta di legge. Proposta che, ad una prima lettura, quantomeno ha il merito della chiarezza. Segnalo solo un passaggio che ne esprime meglio di ogni altro lo spirito: è sufficiente che uno degli enti che attualmente costituiscono i consorzi non deliberi di aderire ai nuovi consorzi provinciali, per mantenere in vita, accanto ai nuovi, i vecchi consorzi (art. 6, comma 1). Sì sì, proprio così, avete capito bene: se 16 consorzi industriali (su 67 presenti nell’intero territorio nazionale) sembrassero pochi, potremmo arrivare ad averne – crepi l’avarizia – ben 24! Di questi tempi, mentre tutti, col PD in prima fila, hanno finalmente compreso la necessità di riportare sobrietà e rigore nella politica, una simile moltiplicazione di consiglieri di amministrazione, con annessi costi e sprechi, farebbe quasi tenerezza, come un tuffo nel passato, se non fosse un preoccupante indice della presenza, nel nostro nuovo partito, di concezioni ancora troppo lontane su una questione così decisiva. In sintesi, una proposta che sembra rivolta ai pochi beneficiati dall’attuale sistema di gestione delle aree industriali, costoso, oscuro e inefficiente, e non certo indirizzata al miglioramento della competitività del sistema industriale sardo. Una proposta, dunque, che non credo proprio corrisponda agli indirizzi del PD e di questa maggioranza.

Marco Meloni – consigliere regionale Partito Democratico

Cagliari, 28 novembre 2007