Beni culturali: meno precari e più competenze

Doppio appuntamento con le cooperative per Renato Soru che oggi ha incontrato in due diverse assemblee la Lega coop a Selargius e la Confcooperative a Dolianova. «La cooperazione è importante e deve diventare sempre più importante nella nostra società», anche perché – ha spiegato – la Sardegna non è una società predisposta al rischio: «Questa capacità imprenditoriale va costruita e deve necessariamente passare dalla cooperazione». Superando, tuttavia, una tendenza generale del mondo dell’impresa sarda: il «nanismo» che, ha sottolineato Renato Soru, «deve essere contrastato».

«Abbiamo finanziato con 10milioni di euro i Consorzi fidi cercando di favorire l’integrazione, ma smetteremo di dare contributi alle organizzazioni che non si aggregano utilizzando al meglio i soldi pubblici. Il compito della politica è quello di cambiare le cose, non di galleggiare, le abbiamo aiutate a concentrarsi: abbiamo finanziato progetti di concentrazione».

Due i temi principali affrontati da Renato Soru in occasione del confronto con il mondo delle cooperative: i progetti per riorganizzazione la gestione dei beni culturali e il programma di sviluppo rurale finanziato dalla Regione con 180milioni di euro.

A proposito delle cooperative dei beni culturali, Renato Soru ha sottolineato: «E’ un tema a cui mi sono appassionato, lo conosco e so come sono gestiti: al di là di qualche buona eccezione ci sono molte difficoltà». Nella gestione dei beni culturali – ha ricordato – sono coinvolte quasi cinquecento persone. «Ma i laureati sono appena il 4%, meno di trenta in tutta la Sardegna. E allora se vogliamo creare un’industria dei beni culturali, della creatività e dell’arte, la Regione deve guardare avanti con coraggio», ha sottolineato Renato Soru, annunciando il suo progetto: «I beni devono essere posti dentro un’Agenzia regionale».

Un progetto senza precarietà: «Assumere tutti, garantendo il lavoro delle 475 persone che già lavorano, mettendo sopra, con loro, 200 laureati. Persone in grado di investire in questo progetto. Altrimenti non resterà in piedi, resterà debole». Anche in questo caso, Renato Soru si è soffermato sulla frammentazione delle cooperative: «Facciamo una cooperativa più grande. Con cooperative, magari, che si specializzano per la realizzazione dei materiali, il merchandising, la gestione del ristorante».

Sul tema dell’agricoltura Renato Soru ha ribadito il sostegno ai produttori ed ha evidenziato che «negli ultimi tempi stiamo esagerando con gli organizzazioni dei produttori, snaturando la possibilità di utilizzare uno strumento nuovo. Ci sono cooperative che si occupano delle stesse carote, degli stessi carciofi».

Renato Soru si è voluto soffermare sugli interventi della Regione in favore dell’agricoltura: un piano di sviluppo rurale da 180 milioni di euro, quota superiore a quella destinata all’agricoltura quando ancora la Sardegna era inserita nell’obiettivo1 dell’Unione Europea e poteva contare sui robusti finanziamenti comunitari. Con il Programma di sviluppo rurale sarà privilegiata la multifunzionalità in agricoltura. Nel rispetto delle piccole produzioni e valorizzando i saperi antichi.

Fonte: www.renatosoru.it