Rutelli ingeneroso, sta picconando il PD

Onorevole Letta, Rutelli se ne va dal PD e dice che il vostro partito è come il PDS. A suo giudizio, lo dimostrano le file organizzate di pensionate CGIL alle primarie.

« Sono rimasto abbastanza allibito di fronte a quelle frasi. Gasparri e Cicchitto hanno commentato le primarie del PD con le stesse parole. Trovo che questo sia un atteggiamento ingeneroso nei confronti di 3 milioni di italiani appassionati di politica che hanno votato alle primarie».

Rutelli ha detto anche che il PD è un PDS con molti indipendenti di centrosinistra.

«Già: è stato ingeneroso anche nei confronti di Franceschini che alle primarie ha preso un milioni di voti su 3, oltre che nei riguardi di Rosy Bindi e del sottoscritto che alle primarie precedenti, quelle di Veltroni, prendemmo insieme il 25%. Si sta parlando di tre persone che ci hanno messo la faccia, che hanno rischiato e preso voti. Insomma io rispetto profondamente la decisione di Rutelli , ma non condiviso le argomentazioni e la tempistica che ha seguito per andarsene».

La tempistica vi ha colto di sorpresa.

«Sì, io sono amareggiato per i toni, perché non trovo serio che si picconi il PD in quael modo, ma poi mi ha stupito la sua scelta così accelerata, quasi fatto apposto per sciupare la vittpria di Bersani. Non è un problema personale di Pier Luigi, ovviamente è un problema della ditta PD. Rutelli non ha nemmeno aspettato di vedere quel che faceva il nuovo segretario. Ha detto subito che se ne andava e in questo senso è stato poco corretto nei confronti di quei milioni di italian i che hanno votato alle primarie: io non ho sostenuto Franceschini, ma, ripeto, Dario ha fatto la sua battaglia dentro il PD con grande coraggio e non da indipendente di centrosinistra come non sono indipendenti di centrosinistra Follini, Marini, Fioroni».

Intanto Rutelli va con l’UDC di Pierferdinando Casini insieme a Dellai e Tabacci.

«Anche questo è singolare. Bersani, per il suo programma, si caratterizza, sia sulle alleanze che sui contenuti, come interlocutore del voto moderato: questo è un impegno che io stesso mi sono preso. Al Congresso, quando si è posto il tema dell’alleanza con l’UDC, Marino ha risposto con un no, Franceschini con un ni, e Bersani con un sì. E ciò rende poco comprensibili la scelta di Rutelli che pure rispetto. Sarebbe stato più credibile se avesse espresso certi giudizi dopo qualche mese di segreteria Bersani, ma Pier Luigi non si è ancora nemmeno insediato! Riprendendo il sottotitolo del libro di Rutelli, voglio dire che è vero che il bambino non è ancora nato, ma 3 milioni di lettori ci han chiesto di farlo nascere e questa è la grande sfida del riformismo italiano che merita impegno e passione».

Onorevole Letta, evidentemente a Rutelli questa sfida non interessa.

«Non voglio caricaturizzare la scelta di Francesco, so che gli obiettivi sono gli stessi e ci ritroveremo. E poi ho profonda stima per Dellai e Tabacci. Sarebbero perfetti ministri del governo dell’alternativa a Berlusconi. Sì, perché il problema è prendere voti dall’altra parte, non redistribuirli all’interno dell’opposizione. E spero che sia una competizione virtuosa tra noi e Rutelli e Casini per prendere i voti dagli elettori di buon senso che hanno votato Berlusconi. A me capita di incontrare tanti che hanno votato per il PDL da posizioni moderate, molti sono pentiti, o in altri casi disgustati dal premier, ma poi ti dicono che finché non c’è un’alternativa lasciano il loro voto parcheggiato là. Ecco, si tratta di passare da essere opposizione a essere alternativa».

Finito il Congresso, finite le primarie, ora il PD non ha più scuse per restare immobile.

«Questa è una fase in cui Bersani ha davanti una grande occasione. E’ quella di cogliere l’indicazione del presidente della Repubblica e di tentare la via dell’intesa sulle riforme istituzionale, ovviamente limitate ad alcuni temi come quello della fine del bicameralismo perfetto. Vedo che da parte di Berlusconi c’è un’apertura alla nomina di D’Alema a ministro degli Esteri UE, per cui penso che, come ha detto Napolitano, si possa mettere da parte un anno di guerra civile per fare cose utili al Paese. E a proposito della nomina di D’alema, vorrei aggiungere una cosa. Per una volta noi italiani diamo una lezione agli inglesi perché i conservatori inglesi sono stati i primi a far fallire la candidatura di Blair spostando a livello europeo il loto scontro interno e facendo una pessima figura con il Paese, mentre se noi centriamo la candidatura di D’Alema questo sarà un passaggio importante anche per il governo Berlusconi».

Riforme istituzionali, lei dice, e la crisi economica?

«È il tempo di affrontare l’uscita dalla crisi. Ci sono 3 cose che si possono fare già da ora: la riforma degli ammortizzatori sociali, l’incentivazione del lavoro femminile (e io qui partirei subito con la legge sui congedi parentali maschili obbligatori) e poi, se il governo vuol fare il taglio dell’IRAP alle piccole e medie imprese, noi siamo disposti a lavorare in questa direzione».