Unione Sarda, il voto sulla Riforma – “Si darà voce alle Regioni”

Unione Sarda, il voto sulla Riforma – “Si darà voce alle Regioni”

Tratto da “L’Unione Sarda” – 7 agosto 2016

Il nuovo Senato? Un passo avanti verso «un moderno sistema parlamentare» capace «di dare voce a regioni e comuni». Vista la recente storia politica del Pd, il sì al referendum di Marco Meloni, deputato Dem molto vicino all’ex premier Enrico Letta, non era per niente scontato. «Perché mai? Ho approvato questa riforma, e confermo la mia scelta», spiega. Avvertendo però che «Renzi finora ha sbagliato, questo non è un voto di fiducia al governo e al presidente del Consiglio».
Un sì convinto?
«La riforma costituzionale riprende al 99 per cento il programma del Partito democratico».
Anche le scelte sul Senato?
«Noi proponevamo un Senato “rappresentante delle autonomie territoriali”. Mi sembra che ci siamo».
Sempre con due Camere?
«La seconda Camera ha competenze importanti e mantiene una capacità di partecipazione al processo legislativo».
Le Regioni avranno voce?
«Si ristabilisce un regionalismo equilibrato, con una chiara divisione di competenze con lo Stato. Ed emerge meglio la differenza tra regioni speciali e ordinarie: un fatto positivo».
Non le mancherà il bicameralismo perfetto?
«Nelle moderne democrazie la fiducia al governo la dà una Camera sola. L’unica eccezione è la Romania…».
Il Senato costerà meno.
«La struttura amministrativa rimarrà, è vero, ma i costi dell’intero Parlamento saranno più controllati. Dobbiamo adeguarli al parametro dei Paesi europei più virtuosi».
I nuovi senatori saranno consiglieri regionali e sindaci.
«Ecco, è un problema su cui è giusto discutere. Riusciranno questi senatori a fare bene il loro lavoro? Ritengo legittima l’obiezione di chi non ne è convinto: la soluzione verrà dalle regole sull’elezione e dalla prassi».
Il referendum è sulla riforma o su Renzi?
«Sono molto preoccupato per la piega che sta prendendo il confronto. La personalizzazione che Renzi ha dato alla questione è un errore non facilmente rimediabile, che rischia di far perdere all’Italia un’opportunità di modernizzazione delle sue istituzioni».
Cosa fare e cosa non fare.
«È importante dialogare e comprendere le ragioni di chi critica senza supponenza o arroganza. E si deve evitare che il voto sia un sì o un no, anziché a questa riforma, al governo o al segretario del Pd».
Un messaggio a Renzi.
«Non metta più in connessione il suo ruolo col referendum, e si impegni a cambiare la legge elettorale. Che non è oggetto del quesito ma è il cardine della democrazia: l’Italicum, che io non ho votato, è disastroso, è il vero punto debole del processo riformatore. Dobbiamo restituire ai cittadini il potere di scegliere i deputati e realizzare una moderna democrazia parlamentare».

 

[Alessandro Ledda]