Le dimissioni dal Comitato LEP confermano i nostri timori sul progetto di Calderoli. Il Governo ne prenda atto prima di sancire la divisione irrimediabile dell’Italia.

Le dimissioni dal Comitato LEP confermano i nostri timori sul progetto di Calderoli. Il Governo ne prenda atto prima di sancire la divisione irrimediabile dell’Italia.

Le dimissioni di altissime personalità quali Giuliano Amato, Franco Bassanini, Franco Gallo e Alessandro Pajno dal Comitato tecnico per l’individuazione dei LEP confermano la nostra enorme preoccupazione sul merito e sul metodo del disegno spacca-Italia di Calderoli. Dalla mortificazione del Parlamento, escluso per legge dalla definizione dei LEP eppure chiamato dalla Costituzione a farlo, all’impossibilità di garantire l’erogazione di livelli minimi uniformi di prestazioni, le motivazioni che li hanno portati a lasciare il Comitato descrivono un percorso che è uscito dai binari definiti dalla Costituzione. Sono temi analoghi a quelli che abbiamo portato all’attenzione del Governo e della maggioranza in questi mesi, e che sono stati evidenziati da più parte, dalle forze economiche e sociali e dagli studiosi nel corso delle audizioni in Senato. Il progetto di questa destra, che a parole dichiara di mettere sempre prima l’Italia, in realtà non è pensato né nell’interesse delle autonomie né del Paese. È ora di prenderne atto, prima di sancire definitivamente la divisione irrimediabile dell’Italia. Si cominci, come ha chiesto il PD, dall’approvazione di una legge costituzionale per l’attuazione dell’articolo 116 e dall’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni e delle relative risorse perequative, per realizzare il dettato costituzionale di un regionalismo cooperativo e solidale. L’obiettivo da perseguire è opposto rispetto al disegno governativo a trazione leghista: colmare i divari di sviluppo tra le regioni del centro-nord e quelle del Mezzogiorno e insulari, dare spazi adeguati di autonomia alle Regioni e riaprire così per il nostro Paese una prospettiva di crescita, competitività e coesione.