Letta tra due fuochi: «Avanti ma non resto sulla graticola»
di Ninni Andriolo, da L’ Unità del 23 settembre 2013
Da una parte Renzi dall’altra il Pdl: «tra due fuochi». Così Enrico Letta mentre vola in America anche per far conoscere le iniziative del governo per attrarre capitali in Italia. Un’operazione che deve fare i conti con «l’instabilità politica» che si registra a Roma, un dato di fatto ben presente agli interlocutori che il premier incontrerà in Canada e negli Stati Uniti. Lo descrivono «determinato». Ma anche «preoccupato», come appare evidente dalle recenti dichiarazioni e dall’avvertimento che rilanciano i suoi: «continuando così l’Italia consegnerà le chiavi delle sue scelte nelle mani della troika». L’allarme di Saccomanni, registrato ieri dal Corriere, è lo stesso del premier, Che non a caso, dopo il fuoco di fila Pdl contro il ministro dell’Economia, chiede alle forze della maggioranza di mostrare responsabilità. «Vicinanza politica e piena sintonia» con il titolare di via XX Settembre, fanno sapere da Palazzo Chigi su input
del premier. Il tema all’ordine del giorno non riguarda al momento le dimissioni del ministro che, tra l’altro, ha approfittato di una manifestazione di ex finanzieri a Chianciano per esprimere «la determinazione di continuare nella mia missione». Il problema, in realtà, è quello del «clima politico che degenera», del «muro contro muro» che si manifesta con il tambureggiare di «aut aut e ultimatum». Questi radicalizzano le posizioni impedendo mediazioni, dialogo e la ricerca di quelle «soluzioni» per le quali «i margini ci sono». Dario Franceschini prova a esplicitare i binari lungo i quali il convoglio del governo è costretto a camminare. Saccomanni
«pone problemi reali di credibilità e di rispetto degli impegni presi in sede europea sottolinea il ministro per i rapporti con il Parlamento Li supereremo semplicemente seguendo le linee della nota di aggiornamento al Def, che lui ci ha proposto e che abbiamo unanimemente approvato in Consiglio dei ministri». Il riferimento alla riunione di venerdì scorso del governo suona come richiamo non casuale al Pdl che mette via XX Settembre nel mirino: il Documento economico e finanziario è stato approvato all’unanimità, anche dai ministri del partito di Santanché, Brunetta, Gasparri, ecc. «La scelta prioritaria è il rientro sotto il 3% prosegue Franceschini e gli altri interventi di questo fine anno saranno varati in quanto compatibili e coerenti con questo impegno irrinunciabile, come ha più volte ripetuto il Presidente del Consiglio». Sembra che tutto dall’Iva all’Imu possa tornare ad essere vagliato con la lente d’ingrandimento delle compatibilità che il rischio sforamento impone.
LE TENTAZIONI ELETTORALI
Il fatto è che al di là del merito, il muro che sembra frapporre i problemi dalle loro soluzioni è squisitamente politico e riguarda, appunto, le tentazioni elettorali che si registrano nel Pdl, ma si allargano anche nel Pd. «Non intendo stare sulla graticola», confida Letta ai suoi. Ieri ha telefonato a Epifani per ribadire che intende restare fuori dai giochi. Ma il ricordo dell’ultima fase del governo Monti e del cerino acceso che Berlusconi cercò di lasciare nellemani di Bersani fa innalzare il livello di guardia tra i democratici. Il Pd non intende farsi schiacciare sul governo, mentre il Cavaliere si tiene le mani libereper logorare il quadro politico e il Paese. E se Epifani rinnova la fiducia a Saccomanni, gli ricorda anche che le scelte di rigore hanno bisogno di equità e giustizia sociale. «L’unica cosa che chiedo al governo di non fare sottolinea il segretario Pd è Robin Hood al contrario». E Stefano Fassina, mentre descrive Saccomanni «molto preoccupato per la situazione della finanza pubblica e per la demagogia di una parte della maggioranza», rilancia la proposta di mantenere l’Imu «sul 10% delle abitazioni di maggior valore». E questo per «recuperare un miliardo da utilizzare
per bloccare l’aumento dell’Iva». Anche il vice ministro Pd all’Economia mette in guardia dal rischio «commissariamento dell’Italia». Tentazioni elettorali, di Renzi ma non solo. A queste gli ambienti vicini al
premier ricollegano gli attacchi del sindaco di Firenze che stanno scavando un solco con il capo del governo. «Se Renzi continua così rischia, nella migliore delle ipotesi, di fare la fine di Veltroni nel 2008-avverte il deputato lettianoMarco Meloni- Le elezioni sarebbero un fallimento per l’Italia. Se il Pd dovesse determinarle farebbe un regalo a Berlusconi». Certo, se i partiti non
dovessero «mostrarsi all’altezza del rischio che corre l’Italia» Letta potrebbe solo prenderne atto. Ma la speranza che «prevalga la responsabilità» permane. E anche per questo il premier vuole andare «all’attacco» per «tirare fuori dalle secche l’Italia».