«L’Italia va svecchiata». E’ la ricetta dei rampolli

HANNO NOMI IMPREGNATI di storia che rimandano a grandi padri, a parentele prestigiose. Ma lanciano la parola d’ordine: cambiare, svecchiare, rinnovare. Anna Maria Artoni guida l’azienda di famiglia. Enrico Letta è sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Filippo Andreatta insegna relazioni internazionali in università. Sono i fondatori di veDrò, associazione di giovani teste pensanti. Alle tre giorni trentina nella centrale idroelettrica di Dro Monica Fabris, sociologa come il padre Giampaolo, ha fotografato l’Italia di oggi con la sua ricerca, il giurista Giulio Napolitano ha guidato il ‘cantiere’ sul governo delle risorse scarse. Giorgio Prodi, economista, quello sulla internazionalizzazione delle imprese.

L’ITALIA della politica non piace ai trecento magnifici trenta-quarantenni di veDrò. Gli alfieri della new generation vogliono salire dalla stiva alla tolda della goletta Italia. Chiedono uno statuto pubblico per i partiti, una nuova legge elettorale, leggi speciali per imporre nelle amministrazioni le presenze arancioni e rosa. Oltre duecento hanno riempito al questionario di una indagine coordinata da Max Bergami, professore di organizzazione aziendale a Bologna. In una scala da 1 a 5, il 3,72 ha una percezione generale negativa del sistema politico, mentre solo il 2,57 esprime un giudizio positivo. Il 3,91 vede la classe dirigente o partitica fondata sull’utilitarismo, il 2,62 su competenze e valori. Per il 4,32 competenze e valori dovrebbero essere invece il fondamento.

«E’ MOLTO DIFFICILE — dice Marco Meloni, 35 anni, cagliaritano, consigliere regionale della Margherita — che un giovane bravo si dedichi alla collettività attraverso la politica. Si devono fare due cose, specialmente in un momento come questo che vedeeun enorme potere dei partiti. Uno statuto pubblico dei partiti che oggi sono nella sostanza delle associazioni privatistiche. Una legge che stabilisca i diritti degli iscritti e sia sottoposta al controllo della giurisdizione. Secondo. Va cambiata radicalmente la legge elettorale per consolidare la legge sul’alternanza, un risultato che il nostro Paese non ha definitivamente acquisito». A 28 anni Pier Luigi Petrillo ha già stabilito un record: quello di essere stato il più giovane consulente di Ciampi. Petrillo delinea una rivoluzione. Politica, istituzionale e democratica. Ma copernicana.

«LANCIAMO UNA PROPOSTA che chiamiamo simbolicamente ‘legge Draghi per la politica’. L’obiettivo è quello di garantire la competizione nel potere politico, la sua contendibilità, la garanzia degli azionisti-elettori che devono sapere per chi votano, controllare, scegliere direttamente un progetto di governo. Tutto dipede dalla legge elettorale. Quella attuale è respingente, dà troppo potere ai partiti e alle gerarchie, allontana i migliori». Servono, incalza Petrillo, «leggi speciali, eccezionali, d’urto e al tempo stesso a termine. Il sistema politico deve ricevere una iniezione forzata di donne e under 30. Questo negli enti locali. Per iniziare a inserire donne e giovani nel sistema, innestare dal basso il meccanismo di ricambio.Se poi dimostrano di valere, dopo due o tre legislature, salgono, vanno avanti. E i partiti che promuovono donne e giovani vanno premiati».