Pd sardo, risse e candidati ombra
Nella partita a scacchi del Pd si muove la Regina: Francesca Barracciu, nome che sembrava tramontato, cede al corteggiamento dell’area Soru (ma l’assalto decisivo è di Tore Ladu e Antonello Soro), e si candida alla segreteria. Decisione delle 20 e 57: ma prima della fine dell’assemblea (alle 21) c’è un altro colpo di scena, perché si candida anche Giuseppe Pirisi.
GLI SCENARI. Conclusione a sorpresa di una giornata di follia, col primo partito del centrosinistra incartato come una caramella attorno a guerre di regolamenti. «Roba da non far vedere ai bambini», sorride un delegato, ed è difficile dargli torto. La doppia candidatura non risolve la telenovela: entro le 15 di oggi è possibile presentare altri nomi per la segreteria. Qualcuno pensa a Silvio Lai: fino a ieri pomeriggio era il favorito, ma durante l’assemblea, viste le tensioni, non è sceso in campo. Potrebbe cambiare idea solo se sul suo nome convergessero le varie anime del partito. Ma per ora non tira aria di intesa. Anzi, a tratti ieri si è sfiorata la rottura definitiva. Prima di riunirsi a Tramatza, l’area Soru e l’area Cabras si sono viste in sedi separate. Coi sostenitori del governatore decisi a eleggere Silvio Lai, come dire: diamo l’ok a un uomo vicino a Cabras, purché si chiuda il dibattito sulla ricandidatura di Soru alla Regione. Solo che, contemporaneamente, l’area Cabras decideva di non accettare imposizioni e arrivava in assemblea senza un candidato da proporre.
LO SCONTRO. Nella sala la tensione esplode dalle prime battute. I soriani vogliono aprire subito il seggio per eleggere il segretario, gli altri (compreso Siro Marrocu, su questo punto distante da Soru) chiedono prima un dibattito. Il presidente dell’assemblea Roberto Deriu (che con Tore Ladu si è riavvicinato a Soru) impone il voto sulla proposta di aprire il seggio: partecipano solo i soriani, gli altri si astengono. I sì sono 64,meno della metà dei costituenti: «Non c’è il numero legale», protestano dal fronte Cabras. Ma Deriu resiste, malgrado un furioso litigio col presidente del Consiglio regionale Giacomo Spissu («Roberto, fai da bravo», «Non ti consento di dirmi così»). Finché lo stesso Spissu non abbandona il tavolo della presidenza: «Prendo le distanze da questo sistema, neppure in Rwanda succedono queste cose». Contro Deriu anche il deputato Paolo Fadda: «Non mi pento di averti proposto per la presidenza, malgrado quello che stai facendo, perché te l’hanno ordinato. Ma te ne assumerai la responsabilità». Bel clima, come si può capire.
L’EPILOGO. E in questo clima, mentre Deriu fissa alle 20 il termine per le candidature, nei contatti tra le fazioni Lai chiede tempo per sciogliere la riserva. Soru però dice no a un rinvio fino a venerdì. Si arriva alle 20 senza un candidato, e Deriu sposta il termine di un’ora: il perché si capisce quando Gian Piero Scanu e Gianni Nieddu accerchiano Francesca Barracciu e la portano al tavolo della presidenza. Lei accetta la candidatura. Dopo l’annuncio, scende in campo in extremis anche Peppino Pirisi: c’è chi la legge come una guasconata, un dispetto tra nuoresi. Secondo qualcuno, l’operazione Barracciu è un’idea di Soro e Ladu per impedire che i dubbi di Lai facciano slittare l’elezione del nuovo leader. O per smuovere lo stesso Lai: anche se non sarebbe bello, a questo punto, mettere da parte l’unica vera candidata. Ma c’è un problema: «Per eleggere il segretario servono 78 voti, la maggioranza assoluta dell’assemblea», chiarisce Francesco Sanna, soriano, uno dei padri dello statuto nazionale del Pd. Ieri l’area del governatore si è fermata a 64, e in una seconda votazione a 54. Si avvicina il commissario?