Perché cambiare la legge elettorale è possibile e necessario

Perché cambiare la legge elettorale è possibile e necessario

È iniziato oggi nella Commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati l’esame della legge elettorale.

Al termine del primo passaggio, oltre un anno fa (il neo-eletto segretario del Partito Democratico stabilì che era necessaria un’approvazione-lampo, e dunque fu adottata una procedura d’urgenza, tempi contingentati, voti a tappe forzate; da allora calma piatta, nessuna fretta, ed eccoci qui a oltre un anno di distanza, appunto: misteri), decisi di non votare il testo che veniva sottoposto alla nostra approvazione: sono entrato (o meglio, siamo entrati) in questo Parlamento con l’idea che avremmo dovuto assolutamente cambiare il Porcellum e in particolare le liste bloccate, e invece l’Italicum approvato alla Camera manteneva (incredibilmente, a mio avviso, ma “è il Patto del Nazareno, bellezza”) integralmente le liste bloccate.

La versione approvata dal Senato modifica lievemente questo aspetto della legge: ora sono bloccati solo i capilista, mentre per gli altri candidati è previsto il voto di preferenza. La conseguenza è che i vertici (segretari, capi, proprietari) dei partiti nomineranno non più tutti, bensì “soltanto” circa i 2/3 dei deputati. Insomma, da un Porcellum a un Porcellinum. Mi sembra evidente che questa soluzione – posto che venga considerata legittima costituzionalmente – non sia soddisfacente. Ci sono poi altri aspetti della legge che producono conseguenze assai negative sull’equilibrio sia tra i poteri (legislativo ed esecutivo) sia del sistema politico (“un gigante con tanti cespugli”, come afferma Antonio Polito in un editoriale sul Corriere della Sera di oggi del tutto condivisibile, e che invito a leggere)

Il punto ora è questo: dato che non c’è più il “vincolo del Nazareno”, né quello dell’urgenza (la legge dovrà essere approvata quando sarà completata la riforma costituzionale, visto che non si applica al Senato, e dunque tra circa un anno), perché mai non dovremmo correggere alcuni punti critici, restituendo ai cittadini il potere di scegliere tutti (o quasi) i parlamentari e creando un sistema istituzionale e politico più forte, stabile, efficiente? Ieri numerosi deputati del Partito Democratico hanno proposto un documento per chiedere che il gruppo parlamentare valuti quali specifiche modifiche possano essere approvate per conseguire questi obiettivi: trovo questo approccio opportuno e condivisibile.

Il Pd deve essere unito e tutti dobbiamo anteporre il bene delle istituzioni democratiche a visioni di breve periodo e a interessi di parte o di partito: mi auguro che chi al momento ha la responsabilità di guidare il Partito Democratico e il governo agisca seguendo questo approccio responsabile, unitario e costruttivo.

P.S.: leggo che la ministra Boschi poco fa ha affermato che “dal punto di vista del governo questa legge elettorale è corretta, funziona, va bene e non c’è necessità di modifiche”. Andiamo avanti, in effetti la legge dovrebbe essere approvata in base al “punto di vista del Parlamento”, se non ricordo male.