Quattro anni di riforme

Quando, nel 2004, il centrosinistra guidato da Renato Soru vinse le elezioni, la Sardegna veniva fuori dagli anni peggiori della storia dell’autonomia. Giunte instabili e inefficienti. Come risultato, al termine della legislatura, la pesante eredità lasciata dal centrodestra alla Regione: oltre 6 miliardi di euro di debiti e un bilancio che solo nell’ultimo anno era in perdita per oltre 1 miliardo di euro.

Dal 2004 abbiamo voltato pagina. Oggi abbiamo un’autonomia effettiva. Oggi crediamo che, conquistati i nostri diritti e il nostro spazio nel rapporto con lo Stato, la Sardegna abbia le risorse per farcela, per costruire il proprio futuro. Senza più vittimismi sterili, ma contando sulle nostre capacità. Dipende da noi.

I risultati storici di questi anni non sono parole. Sono fatti concreti.

Abbiamo concluso un nuovo patto con lo Stato. Acquisiamo nuove competenze: ora possiamo occuparci noi del trasporto locale e dei collegamenti con l’esterno.
Abbiamo “riconquistato” le aree demaniali e molti territori gravati dalle servitù militari.
La conclusione della vertenza sulle entrate – alla quale ho avuto la possibilità di lavorare come consigliere della Presidenza del Consiglio dei Ministri – ha portato benefici finanziari di portata enorme: circa 2 miliardi di euro all’anno in più nel bilancio della Regione.
Abbiamo deciso di investire sulle nostre risorse più importanti: la nostra intelligenza e il nostro ambiente naturale. Ed è ormai entrata nella cultura del nostro popolo la necessità di preservare l’integrità del territorio come bene fondamentale, anche in termini economici, per il futuro della nostra Isola.

Abbiamo investito sulla conoscenza: per la prima volta sono state previste borse di studio fino a 500 euro mensili per gli studenti universitari, assegnate esclusivamente sulla base del merito. Con il programma Master and Back 3.000 giovani sardi hanno potuto completare la propria formazione presso le più importanti università europee e spendere in Sardegna le competenze acquisite. La Legge regionale sulla ricerca poi ha già consentito ai giovani ricercatori sardi i fondi necessari per svolgere qui i loro studi.

Abbiamo lavorato per creare una rete di solidarietà e di diritti per chi vive situazioni di difficoltà. Per questo ci siamo impegnati per risanare la sanità. Regole certe, programmazione, valutazione. Pareggio di bilancio, spesa farmaceutica riportata al livello delle regioni più virtuose, approvazione, nuovo Piano Sanitario Regionale, a più di vent’anni dal precedente. Il risultato: un sostanziale aumento delle risorse disponibili. Senza nuove tasse o ticket, è stato possibile così avviare l’ammodernamento della rete ospedaliera regionale, con la creazione di ben 5 nuovi ospedali, con investimenti per oltre 1 miliardo di euro. Sono stati realizzati interventi concreti per sostenere le persone non autosufficienti e le famiglie impegnate ad assisterle: in 4 anni si è passati da 3 mila a oltre 20mila persone assistite dalla Regione con programmi personalizzati a domicilio.

Abbiamo lavorato per liberare le energie delle giovani generazioni, impegnandoci per assicurare loro i diritti fondamentali al lavoro e alla casa. Con i contributi per garantire la prima casa a tutti i sardi, e in particolare alle giovani coppie, la Regione ha erogato 6.300 buoni affitto familiari e 8.500 mutui a tasso zero o ridotto, buoni a fondo perduto per la prima casa e il rilancio dell’edilizia pubblica. Ci siamo impegnati per la creazione di nuovi posti di lavoro: negli ultimi 4 anni la disoccupazione è passata dal 13,6% all’11,3%, e aumentano gli occupati (+ 33mila). Il tasso di occupazione femminile è passato solo nell’ultimo anno dal 39% al 42,2%, un risultato raggiunto affiancando agli interventi diretti di promozione del lavoro e dell’imprenditoria femminile, quelli di assistenza alle famiglie e alle persone non autosufficienti, a visto che spesso sono le donne a dover farsi carico di queste situazioni.

Abbiamo investito sulla trasparenza, la rapidità e l’efficienza della Pubblica amministrazione. Trasparenza significa anzitutto poter accedere via Internet a tutte le delibere della Giunta regionale. Oggi – dati ISTAT – la Sardegna è la prima regione italiana per percentuale di cittadini che hanno usato Internet per relazionarsi con la PA. Grazie allo Sportello Unico per le Attività Produttive (SUAP) la Sardegna è, inoltre, la prima regione in Italia in grado di assicurare l’apertura di un cantiere o di una attività imprenditoriale in 20 giorni.

Abbiamo introdotto uno stile di governo fondato sulla responsabilità, sul rigore e sulla sobrietà. Sul serio. Solo alcuni esempi: sono stati aboliti 100 tra enti e consigli di amministrazione assai costosi; le auto di servizio della Regione sono passate da 750 a 40; le spese per le consulenze si sono ridotte del 70% e quelle per il personale e l’apparato regionale del 21%; i Consorzi industriali, passati da 16 a 8, sono stati riformati: ora sono enti pubblici che potranno assumere il personale solo per concorso; le Comunità montane sono state ridotte da 25 a 4.

Abbiamo agito per tutelare il bene pubblico, per governare lo sviluppo, e per promuovere equità e opportunità. Risanare il bilancio e liberare risorse per gli interventi a favore della crescita e del benessere collettivo vuol dire restituire alla politica e alle istituzioni la capacità di incidere sui destini del nostro popolo. Nel 2005, quando siamo arrivati al governo della Regione, il 98,2% delle entrate da risorse proprie erano spese obbligatorie che non potevano, quindi, essere investite in interventi utili alla comunità. Ora sono scese al 68%. Rispetto al 2005, nel 2010 potremo disporre di circa 2 miliardi e mezzo in più all’anno di risorse da utilizzare per lo sviluppo della Sardegna.

Nella prossima legislatura dovremmo essere attenti e lungimiranti nell’utilizzare queste nuove risorse. Continuando a ridurre gli sprechi. E individuando gli assi prioritari per lo sviluppo della Sardegna.

Io ne propongo cinque:

  1. Intervenire in via straordinaria per affrontare la crisi economica, con una manovra anticiclica che trasferisca nel sistema economico significative risorse finanziarie, accelerando la spesa, finanziando ammortizzatori sociali e interventi di sostegno a chi è in difficoltà.
     
  2. Continuare a investire nella conoscenza, quindi nella scuola, nell’istruzione, nella ricerca;
     
  3. Dare centralità al lavoro, con interventi concreti per garantire stabilità ai rapporti di lavoro, favorire l’occupazione delle donne, estendere gli ammortizzatori sociali e i sussidi di disoccupazione ai lavoratori atipici e precari;
     
  4. Rafforzare il piano di investimenti per le infrastrutture pubbliche, in particolare sanitarie e per la mobilità interna (strade e trasporto pubblico su rotaia);
     
  5. Migliorare il contesto competitivo per le imprese: abbattere i costi dell’energia, favorire l’uso delle fonti rinnovabili e il risparmio energetico, ridurre tempi e costi della burocrazia;

L’obiettivo di fondo è far ripartire il motore del futuro, investendo sui giovani, sulla loro cultura, sulla possibilità che abbiano un percorso professionale e di vita corrispondente ai loro meriti e al loro impegno. Con regole, diritti e risorse adeguate possiamo farcela. Sappiamo di poter puntare su noi stessi, di meritare il nostro futuro.