Dura reazione degli alleati all’accelerazione dettata da Soru
I quindici giorni che sconvolgono il centrosinistra sono partiti, in teoria, da ieri. Sono quelli entro i quali devono saltare fuori parole di Renato Soru le alternative per la leadership del 2009. «Aspetterò due settimane eventuali nomi per le primarie di coalizione», ha detto il governatore al congresso di Rifondazione: se poi non saltano fuori, «il candidato presidente sarò io». Forte e chiaro, ma ad alcuni alleati (e a mezzo Pd) fa l’effetto di uno choc: «I tempi non li detta il presidente», ribattono. Con Soru, secondo la linea di demarcazione ormai consueta nel centrosinistra, oltre all’ala Barracciu del Pd si schiera anche il Prc.
CONTRO. «Quell’ultimatum per noi non esiste», chiarisce Pietro Maurandi, coordinatore di Sinistra democratica: «Le primarie sono una cosa seria, non si mettono su in pochi giorni. Servono regole, e tempi congrui per le candidature. Noi le abbiamo chieste prima dell’estate, era il Pd a sollevare problemi: Soru non può adesso dare scadenze». Perché se invece dice di farle subito, prosegue Maurandi, «significa che in realtà non le vuole. A questo punto il Pd ci dica, ma subito, quali sono le sue vere intenzioni. E se tutti vogliamo le primarie, decidiamo insieme come organizzarle». Da qualche giorno si parla di un vertice del centrosinistra per discutere dell’alleanza per le Regionali, che dovrebbe tenersi però la prossima settimana. Nel frattempo si vedranno le sigle minori. Come il Partito socialista: «Non so da cosa nasca l’accelerazione di Soru commenta il segretario regionale Peppino Balia ma è una cosa estemporanea. Sicuramente fare le primarie richiede tempi rapidi, ma le forme, le regole, le scadenze non sono il problema di una sola persona. Sono cose che devono valutare i partiti». Sembra quasi che gli alleati non riescano a valutare bene il senso dell’esternazione soriana: apertura alle primarie, o in realtà un atto di rottura? «Certo non ha precedenti il fatto di rovesciare un tavolo che ancora non esiste», ironizza Silvio Lai, consigliere regionale dell’area riformista (e non soriana) del Pd: «Imporre date a soggetti liberi di aderire o meno a una coalizione, mi sembra un atto di ostilità più che di disponibilità. Con tutti i ritardi del Pd, e mentre in Consiglio ci si sforza di rimettere insieme la coalizione che vinse nel 2004, trovo inopportuna l’uscita del presidente».
A FAVORE. Francesca Barracciu chiarisce che non si tratta di una posizione isolata di Soru: «Ne abbiamo parlato prima del congresso del Prc, sapevo che avrebbe detto quelle cose», svela il segretario del Pd. «E mi ha trovato perfettamente d’accordo. Gli alleati chiedono da tempo le primarie, e io avevo già espresso la disponibilità del Pd. Il presidente ha ufficializzato la sua posizione ed era giusto che lo facesse. Gli alleati dovrebbero essere soddisfatti». Quanto ai tempi, «finora non sono emerse concrete alternative al presidente. Ora gli altri partiti hanno la responsabilità di renderle note in tempi brevi. Quindici giorni sono un tempo ragionevole, anche perché le Regionali sono vicine e ci attende la campagna elettorale». Poi una precisazione: «Non pretendo di decidere quanti devono essere i candidati alternativi a Soru, se uno o più. Ma a tutti dev’essere chiaro che per il Pd correrà uno solo, il presidente». Poi una replica ad Antonello Cabras, che in un’intervista sull’Unione Sarda ha respinto la proposta di una segreteria unitaria: «Le parole di Cabras si commentano da sole. I democratici sardi sanno valutare il recente passato e il presente del Pd. E in particolare chi continua ad alimentare lo scontro e a non voler lavorare per l’unità del partito». Sempre in ambito Pd, Marco Meloni approva la nuova svolta di Soru: «È del tutto corretto», scrive il consigliere regionale, «oltre che assai opportuno in questa fase di stallo, che il presidente chieda agli alleati chiarezza e decisioni rapide. Tanto più che non sono state ancora avanzate altre candidature, e si rischia che tatticismi e manovre dilatorie finiscano per avvantaggiare un centrodestra che appare confuso e privo di idee». Rifondazione comunista,sulle primarie, ha una posizione articolata: «Ma non siamo contrari a priori», sottolinea Michele Piras, appena riconfermato segretario regionale. «Vorremmo farle sui programmi, i contenuti, i valori». Quanto ai tempi, «li decide la maggioranza. Ma Soru pone un problema reale: poniamo fine al dibattito sulle primarie e decidiamo se si fanno o no. Quello del presidente non è un ultimatum, è un richiamo a un’esigenza seria».