«Paghiamo politiche sbagliate. Servono interventi selettivi»

La bocciatura è senza appello: «Se Berlusconi fosse l’amministratore delegato di un’azienda privata, con queste cifre verrebbe licenziato in tronco, senza liquidazione e stock options». Ma dopo la battuta iniziale Enrico Letta , responsabile economico della Margherita, approfondisce l’analisi e sentenzia che la fotografia dell’Istat prova che «c’è bisogno di rovesciare i punti cardinali della politica economica praticata».

In che senso?

«La Cdl ha sbagliato perché per cinque anni ha prodotto politiche basate sulla domanda e sui consumi, peraltro sviluppandole male come nella riforma fiscale. Quando invece, con un sistema produttivo così vulnerabile sul fronte della globalizzazione, il vero problema ce l’abbiamo sul lato dell’offerta».

In concreto?

«Bisogna sostenere le nostre imprese a stare sui mercati. In questa direzione va la proposta di Prodi, per un calo di cinque punti nel costo del lavoro. Berlusconi non l’ha fatto e dovrebbe chiedere scusa agli italiani: ha portato l’Italia alla crescita zero, a un aumento del debito – il primo dopo 13 anni – e a un deficit sopra il 4%».

Però è migliore del temuto, no?

«Sì, ma per un dato statistico, come spiega l’Istat. La sostanza è quella di un Paese che da cinque anni cresce vicino allo zero. La vera capacità è saper essere selettivi. Per questo la nostra critica è profonda specie verso leggi come la “Tremonti-bis”, conservative per definizione, che hanno dato soldi alle imprese, qualunque cosa ci facessero».

A chi darli, invece?

«Io individuo tre settori sui quali scommettere: il turismo, agendo sull’Iva e sulle infrastrutture; l’innalzamento tecnologico; e il Meridione, che fino al 2001 era la zona d’Italia che più cresceva. E qui aggiungo che questo dato sul Pil è in parte figlio proprio di un profondo sbaglio nelle politiche per il Sud che, specie a inizio legislatura, sono state esiziali. Tre settori da abbinare a politiche di difesa, come nel tessile. Non si può crescere solo nell’edilizia».

E il dato sull’occupazione?

«Non me l’aspettavo, al di là dei chiarimenti tecnici. La Cdl non si può appigliare più a nulla. Ma non mi aspettavo in genere dati così negativi, che rendono problematica la gestione del 2006. Mi verrebbe da dire che, a questo punto, non so se sia un augurio vincere le elezioni. Dopo, sarà comunque un lavoraccio».