Sparata-boomerang: sì a critiche e denunce, censura inaccettabile per l’AltraVoce. Stop boicottaggio nella rassegna del Consiglio

Sparata-boomerang: sì a critiche e denunce, censura inaccettabile per l’AltraVoce. Stop boicottaggio nella rassegna del Consiglio

di Marco Murgia, da L’Altra voce dell’ 8 febbraio 2008

Il giorno dopo in Consiglio regionale. Da cronista de l’AltraVoce ha un sapore tutto particolare: da giovane cronista ancora di più. Vuoi perché non tutti ancora ti conoscono, vuoi perché non tutti ancora ti considerano: però, due sere fa, la nostra testata è stata al centro di un dibattito a margine della discussione sulla finanziaria. Con la richiesta di eliminarla dalla rassegna stampa del sito della Regione per un articolo forte e poco gradito: lo voleva il capogruppo di Rifondazione, Luciano Uras. Per fortuna, verrebbe da dire, non siamo tra i quotidiani inseriti nella rassegna del palazzo di via Roma: cosa sarebbe successo, in quel caso? Facile da prevedere: via anche da lì, avrebbero chiesto.

Quello che è successo di certo, invece, è l’effetto boomerang: è quello per cui a una azione corrisponde una conseguenza contraria a quella attesa: fuori e dentro il palazzo. Nel primo caso la testimonianza sono le e-mail e i messaggi di solidarietà arrivati in redazione durante tutta la giornata. Nel secondo sono i ragionamenti che diversi consiglieri – molti dei quali spesso criticati sulle nostre pagine web – fanno sull’accaduto. Con un concetto di base: la difesa della libertà di stampa. La risposta ad attacchi sgraditi o considerati offensivi, è il pensiero comune, non deve essere la censura: al massimo – escluse la richiesta di rettifica o le risposte personali: quelle arrivate, peraltro, sono state pubblicate in tempo reale – ci sono le vie legali.

Sicuramente c’è chi si sta attrezzando in questo senso. Ma c’è anche chi sottolinea come «al di là del tono ironico e a tratti provocatorio con i quali il giornalista descrive in maniera mirabile i “teatrini della politica” non leggo alcuna offesa tale da giustificare il polverone sollevato in Consiglio regionale». Di più, continua l’esponente dell’Italia dei Valori Adriano Salis: «La richiesta di alcuni consiglieri, di destra e di sinistra, di censurare l’autorevole testata giornalistica chiedendone l’eliminazione dalla rassegna stampa della Regione è a dir poco improponibile per il grave danno che recherebbe all’informazione». Secondo Salis, «il Consiglio regionale dovrebbe essere il massimo garante della sacrosanta libertà di espressione e di stampa». Il punto è che proprio nelle pagine del sito dell’assemblea dedicate ai quotidiani regionali, della nostra testata non c’è traccia da tempo.

Altro fatto certo è che qualcosa, in questa direzione, potrebbe cambiare presto. Possibile che quello indicato da Google come il quarto quotidiano isolano, benché testata on-line, manchi dalla rassegna stampa del Consiglio, che da qualche tempo è solo on-line e non più cartacea? No, secondo il consigliere dell’Udeur Pietro Pittalis: «Chiederò una verifica su un aspetto che non ci si era posti: chi decide quali pezzi o quali testate vanno inserite? Un conto è essere estromessi nello stesso servizio fornito da una tv che fa capo a una azienda privata, altro quando accade in quello che è un servizio pubblico a tutti gli effetti».

Troppa grazia, e non è che al gruppo del Campanile in questi mesi siano state risparmiate le critiche: il punto, continua Pittalis, è che «non si possono imporre limiti o censure alla libertà di stampa: meglio una voce fuori dal coro che un silenzio che sa di imbavagliamento: nel caso dei giornali nessuno può ergersi a censore, se non i lettori stessi».

Chi censura a metà l’intervento di Uras è il capogruppo dell’Udc Roberto Capelli: «Era condivisibile per le critiche alla gestione generale del sito istituzionale della Regione, utilizzato dall’amministrazione come stampa di regime. Ma nella rassegna stampa devono entrare tutti i quotidiani». È il motivo per cui «è estremamente sbagliato che l’AltraVoce non sia nella rassegna del Consiglio: la pluralità va sempre difesa. Al collega Uras vorrei però dire che non si interviene quando ci si sente toccati ma quando si lede un principio».

L’aveva già fatto – con forza, in aula – il presidente della commissione Informazione Alessandro Frau (Pd). Lo stesso che aveva convocato il parlamentino per l’audizione del comitato di redazione dei giornali E-Polis nel momento peggiore della crisi: «Quello dell’informazione in Sardegna è un problema serio e sociale»; certo, «questo articolo comparso nella rassegna stampa della Regione non è condivisibile, ma io mi batto perché non si faccia una battaglia per escludere dal sito una voce che merita di essere presente». Dello stesso parere il collega di partito Marco Meloni: niente censure preventive, con l’invito all’ufficio stampa del Consiglio regionale ad inserire nella rassegna tutte le testate giornalistiche.

«La libertà di stampa», sottolinea da Forza Italia il capogruppo Giorgio La Spisa, «è un principio sacro. Per difendersi da attacchi considerati non consoni esiste quanto stabilito dalla legge. Non si possono chiedere epurazioni solo perché ci si sente offesi». Contrario «a qualunque bavaglio» si dichiara anche il capogruppo di Alleanza Nazionale, e giornalista, Ignazio Artizzu: «Niente censure, ma anche la possibilità di difendersi» seguendo le vie previste dalla legge. Probabilmente lui lo farà, ma questa è un’altra storia.