Una vittoria sofferta, ma ora l’Italia volta pagina

La”faticosa campagna elettorale e il travagliato spoglio si sono finalmente conclusi positivamente: abbiamo vinto! L’Italia ha chiesto di cambiare, seppur con una maggioranza più contenuta di quanto tutti noi ci augurassimo e ci aspettassimo.

Alcune analisi sul voto sono obbligatorie. Innanzitutto, Silvio Berlusconi si é mostrato un avversario durissimo da battere, sottostimato nella sua strategia di parlare a una parte d’Italia che si rispecchia nella sua modalità di intendere la politica e le istituzioni, oltre che nella sua caratteristica di rompere gli schemi comunicativi e contenutistici. Un’Italia a cui un programma di apertura, di rottura dei blocchi sociali e delle corporazioni, di rigore, di salvaguardia dei diritti, di incentivi al dinamismo economico e alla mobilità sociale, insomma di vero riformismo spaventa più che attirare ed entusiasmare. Queste considerazioni devono essere ben tenute a mente, non perché il nostro programma debba essere meno coraggioso e riformista, ma perché già a partire dalle elezioni amministrative del 28 maggio, si affrontino gli elettori con una maggiore capacità di spiegare, rassicurare e scardinare quelle paure che sono una delle cause preponderanti del non voto al centrosinistra. Nel lungo periodo, invece, bisognerà comprendere e affrontare quel meccanismo sottile e pervasivo che ha innescato Berlusconi: ingenerare una domanda nei cittadini attraverso la sua potenza anche di strumenti mediatici, trasmettendo un modello sociale e culturale e di presentare se stesso come la risposta a tale domanda.

Un seconda considerazione. Questi risultati hanno decretato la vittoria del progetto dell’Ulivo. Non solo perché é stato chiaramente promosso dall’elettorato giovanile, ma anche perché ha risposto a una domanda di semplificazione che l’elettore da tempo mostra di premiare. Per questa ragione, i nostri ragionamenti politici devono essere orientati a trovare le modalità migliori per costruire un soggetto che non sommi in se i difetti dei suoi componenti, ma che ne potenzi le positività e le forze dinamiche. In una parola, dobbiamo dare subito una risposta ai nostri elettori, avviando subito la costituzione del Partito democratico e coinvolgendoli direttamente in questo processo.

Infine, un commento sulla mia campagna elettorale nel collegio Milano 1 (Milano e provincia e Monza). Esco da questa esperienza con un sentimento prima di tutto di riconoscenza e ammirazione per tutti coloro che hanno lavorato, in città e in provincia, per i dirigenti e i militanti della Margherita regionale e provinciale, per tutti gli altri candidati, sia gli eletti che i non eletti a questo turno; infine, tutte le persone che ho incontrato in questo mese in cui ho vissuto a Milano. Il sistema elettorale, pessimo sia per gli esiti che ha prodotto sia per la qualità della rappresentanza e del rapporto con i cittadini, non richiedeva necessariamente una mobilitazione e una presenza sul territorio cos“ intensa, visto che molto si giocava a livello nazionale, tra uno scontro televisivo e l’altro. Invece, é stato impostato un lavoro intenso e di contatto diretto e di partecipazione, che é la vera forza della nostra parte politica e che deve essere sostenuta e alimentata anche in futuro. Inoltre, questa mia permanenza milanese mi ha fatto conoscere meglio una città straordinaria, con immense potenzialità inespresse e non sufficientemente valorizzate, con un dinamismo – specie nella generazione a me più vicina – ancora superiore alla comune percezione che se ne ha dall’esterno. Per questo ritengo che Milano si meriti un’amministrazione capace di far esplodere queste sue ricchezze e sono convinto che Bruno Ferrante sia un eccellente candidato, per il quale mi impegnerò in prima persona nelle prossime settimane.

Questi giorni di vacanza per la Pasqua, che auguro sia un momento di serenità e gioia, dovranno servire anche a riposarsi perché il lavoro che ci aspetta non sarà meno duro di quello che abbiamo affrontato negli ultimi mesi.